Era nata oggi, 12 maggio, di 200 anni fa proprio a Firenze Florence Nightingale, l’infermiera ritenuta la fondatrice delle Scienze infermieristiche moderne. In suo onore, dal 1965 il 12 maggio di ogni anno si celebra la giornata internazionale dell’infermiere per onorare il lavoro lavoro negli ospedali di tutto il mondo. Una ricorrenza che quest’anno ha un pesoe un valore diverso.
“La Giornata internazionale dell’infermiere offre ogni anno lo spunto per accendere i riflettori su questa professione, su questa figura indispensabile, anello portante di ogni sistema sanitario. Quest’anno voglio rivolgere a tutte le infermiere e gli infermieri toscani un grazie particolare per tutto ciò che hanno fatto e continuano a fare in occasione dell’emergenza Covid-19″, è il ringraziamento che l’assessore alla Sanità della Regione Toscana, Stefania Saccardi, ha inviato agli operatori con un pensiero particolare alle tante donne, donne come Florence Nightingale, che hanno scelto di dedicarsi con anima e cuore all’attività infermieristica, un’attività, come diceva Florence “non è semplicemente tecnica, ma un sapere che coinvolge anima, mente e immaginazione”.
L’emergenza Covid, che cade in quello che l’Oms (l’Organizzazione mondiale della Sanità) ha dichiarato l’anno internazionale dell’infermiere e dell’ostetricia, ha messo a dura prova soprattutto i nostri ospedali e il ruolo di infermieri, medici e operatori sanitari si è dimostrato più fondamentale che mai per la tenuta dell’intero sistema Paese.
“I nostri sguardi e le nostre mani sono l’unica presenza vera, oltre all’empatia, in risposta a quelle aspettative, paure e sogni che il malato non può condividere con i propri cari perché impedito dall’isolamento. Mi auguro veramente che tutta l’enfasi rivolta all’eroismo di noi infermieri, di questo periodo, possa diventare la realtà del domani perché non si parla di eroi ma di professionisti preparati dal punto dal punto di vista scientifico, responsabile e deontologico”, ha detto Manola Pomi, presidente Acos (associazione Cattolica Operatori Sanitari).
Sono tante le storie di giovani medici e infermieri che hanno preso servizio a pochi giorni dall’abilitazione perché non c’era tempo, perché c’era bisogno di loro o di quelli che si sono trasferiti da una ragione all’altra per dare una mano laddove potevano essere più utili. In molti casi è avvenuto tutto nell’arco di pochi giorni. E loro, medici e infermieri, non hanno esitato, lontano da casa, lontano dagli affetti, per combattere il virus che ha provato ha mettere loro, e noi con loro, in ginocchio.
La Ausl Toscana Centro ad esempio, nel mese di marzo, nel pieno dell’emergenza, ha assunto a tempo indeterminato 556 nuovi infermieri, reclutandoli da tutta Italia e grazie a queste nuove forze ha potuto ampliare i posti letto nelle terapie intensive dei 13 ospedali della Toscana da 65 a 138, così come riferisce Paolo Zoppi, direttore del Dipartimento di Assistenza infermieristica, ostetrica e sanitaria della Ausl Toscana Centro: “L’emergenza – commenta – ha visto coinvolti a tutti i livelli professionali e in tutti i settori ma con un fil rouge comune, lo spirito di abnegazione, il coraggio, la competenza dimostrati con fatti reali e concreti. Questo è il modo migliore per onorare Florence Nightingale e il suo insegnamento” .
Per celebrare il bicentenario della nascita della “donna con la lanterna” (così era nota Florence) erano in programma molte iniziative, molte di queste si svolgeranno online sulle pagine Facebook degli ordini professionali regionali. L’Ordine delle Professioni Infermieristiche (Opi) interprovinciale di Firenze – Pistoia ha dedicato una video lezione sulla figura di Florence mentre quello di Prato ha raccolto i video-messaggi di tutti i sindaci della provincia e del presidente della provincia in un messaggio unico di ringraziamento agli uomini e donne impegnati in prima persona per ciascuno di noi, uomini e donne non eroi ma professionisti: lo erano ieri e lo saranno domani.
“Oggi – scrive Michele Aurigi, presidente dell’Opi di Siena – a differenza degli anni scorsi, non saremo nelle piazze a cercare di farci conoscere meglio, ma saremo con i nostri assistiti, con le persone che, mai come ora, stanno imparando a scoprire la nostra Professione. Non saremo noi a raccontarci, perché in questo periodo ci raccontano gli altri, ci raccontano i fatti, ci raccontano le immagini”.