Le situazioni non possono essere gestite da lontano, è importante ‘guardare con i propri occhi cosa succede nei territori’. Questa è la filosofia del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, da settimane impegnato in prima linea nella gestione dell’emergenza Corona Virus insieme all’assessore alla salute Stefania Saccardi. Ieri il governatore ha infatti visitato alcune strutture in provincia di Arezzo: per prima ha raggiunto l’RSA di Bucine, dove nei giorni scorsi sono stati effettuati interventi importanti per isolare i pazienti Covid positivi in un piano e lasciare i pazienti non Covid negli altri due piani, con l’obiettivo di evitare l’estensione del contagio che ha già portato già al decesso di tre anziani.
Successivamente Rossi ha incontrato il team Usca, l’unità speciale di continuità assistenziale, con sede a San Giovanni Valdarno, attivo da una settimana per prendere in carico – in raccordo con le cure primarie – i pazienti positivi presso il loro domicilio. A seguire la visita all’Ospedale San Donato, uno dei nosocomi della ASl sud est che è destinato, insieme al Misericordia di Grosseto, ad ospitare pazienti Covid.
“Voglio che le persone che da giorni e giorni sono qui a lavorare senza sosta sappiano che io ci sono – ha detto Rossi che nel corso delle visite ha parlato con medici e infermieri – sappiano che la Regione Toscana c’è. E voglio che i cittadini sappiano, che se loro sono a casa e si sforzano di rimanere a casa, lo fanno anche per tutti questi operatori della nostra sanità ”.
Il presidente Rossi si è infine recato nella struttura alberghiera Planet di Rigutino, destinata ai pazienti Covid che devono rimanere isolati ma che non possono farlo al proprio domicilio. Qui è stato accolto dal titolare, dal direttore e dagli infermieri che seguiranno i pazienti che da oggi possono essere ospitati in una delle 27 stanze a disposizione.
“Qui ad Arezzo – ha chiosato il presidente – ho trovato, pur nella situazione difficile e piena di stress, personale organizzato e una forte volontà di dare risposta. Bisogna sperare in bene, ma essere pronti al peggio. Noi siamo pronti. I dati fanno sperare bene”.