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Al via in Toscana le celebrazioni per i 60 anni dell’Ordine dei giornalisti tra sfide presenti e future

Precariato, lotta alle fake news, superare una legislazione ferma al palo: sono stati alcuni dei temi al centro del convegno con cui la Toscana ha aperto le celebrazioni per i sessant’anni dalla nascita dell’Ordine

“Considero il giornale un servizio pubblico come i trasporti pubblici e l’acquedotto. Non manderò nelle vostre case acqua inquinata.“ diceva Enzo Biagi, grande giornalista italiano. Ed è esattamente questo è il giornalismo: un servizio pubblico. Un mestiere fatto da professionisti. Un mestiere che deve essere tutelato perché l’informazione è un diritto riconosciuto anche dalla nostra Costituzione.

Così infatti recita l’articolo 21: Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure .

In questo 2023 ricorrono i 60anni dalla legge istitutiva dell’Ordine dei giornalisti (la legge del 3 febbraio del 1963). L’Ordine è un ente pubblico, gestisce l’Albo,  e il suo  compito e obiettivo è vigilare e tutelare l’esercizio della professione giornalista.

Sono trascorsi 60 anni da allora, 60 anni in cui la storia è stata protagonista, e con lei il racconto dei fatti, 60 anni di dure battaglie per garantire e tutelare la libertà di stampa, battaglie che hanno cambiato pelle ma che sono tutt’oggi necessarie.

Anche di questo, dell’importanza di difendere la professionalità giornalista come presupposto per la piena attuazione dell’articolo 21 della costituzione si è parlato durante il convegno “60 anni dell’Ordine dei giornalisti. Il futuro della libertà di stampa nell’era digitale” che ha aperto in Toscana le celebrazioni per la nascita dell’Ordine in collaborazione con il Consiglio regionale della Toscana che ha inserito questa giornata nel programma Festa della Toscana 2022 dedicata proprio alla libertà d’espressione: “Per noi è un modo per dire grazie ai tanti giornalisti per il lavoro che fanno ogni giorno” – ha commentato il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo che poi ha sottolineato come sia necessario non dare mai per scontato un principio fondante della democrazia come la libertà di stampa, soprattutto perché tutt’oggi è un diritto disatteso in molti Paesi del mondo.

Come Consiglio regionale – ha poi aggiunto Mazzeo – investiamo tanto a sostegno dell’informazione locale: riteniamo che sia importante sostenerla, perché ogni pezzetto di informazione in più costituisce un pezzetto in più di libertà. Non è scontato, non è banale, mentre le risorse a disposizione si riducono, ma abbiamo deciso di confermare il nostro impegno. Si tratta di un obiettivo centrale e fondamentale”.

All’iniziativa che di fatto ha aperto le celebrazioni nella nostra regione per i 60anni dell’ordine, hanno preso parte Carlo Bartoli, presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti; Giampaolo Marchini, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Toscana; Alessandro Bennucci, presidente dell’Associazione Stampa Toscana, Agnese Pini, direttrice de La Nazione, Il Resto del Carlino, Il Giorno e QN; Paolo Borrometi, vice direttore Agi e Carlo Sorrentino, ordinario di Sociologia dei Processi culturali comunicativi all’Università degli Studi di Firenze e Andrea Schillaci, giornalista membro della Fondazione dell’Ordine dei giornalisti della Toscana.

Lotta la precariato come presupposto per il riconoscimento della professione, riforma delle leggi che regolano la professioni, abbattimento delle barriere di genere, sono stati alcuni dei temi affrontati durante il convegno.

Prima dell’inizio un video realizzato dalla Rai ha ripercorso alcuni dei momenti più significativi del giornalismo italiano e regionale. Sullo schermo si sono succedute immagini che hanno fatto la storia del Paese e personaggi indimenticabili, grandi penne che hanno firmato pezzi memorabili.

Perché oltre ad essere un servizio pubblico il giornalismo è parte della nostra cultura, della storia sociale d’Italia (“unico baluardo di qualità in un sistema così frammentato e complesso”, l’ha definito Agnese Pini nel suo intervento). Per questo l’Ordine – e lo ha detto chiaramente il presidente Bartoli – si auspica una presa in carico da parte del Parlamento per superare il ritardo atavico di una legislazione non al passo con i tempi, in grado di non escludere, bensì di integrare le nuove professionalità spinte dal digitale senza però lasciare campo libero alla disinformazione e alle fake news: “L’informazione ormai non ha più limiti, ma il rischio è soccombere al disordine informativo. In questo contesto è sempre più importante la funzione di intermediazione dei giornalisti, che se da un lato hanno perso il controllo del processo informativo, dall’altro sono davanti a una grande occasione“, ha detto a tal proposito Carlo Sorrentino.

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