Hanno appena 20 anni ma sembrano aver già vissuto molte vite. La loro musica è un indie-pop-folk intriso di malinconia e riflessioni tutt’altro che superficiali, perchè quando osservano il mondo intorno a loro preferiscono farsi domande piuttosto che darsi risposte troppo semplici.
Sono i 43.Nove: Cristiano Giannecchini (voce), Francesco Di Martino (basso) e Filippo Taccola (batteria).
I tre musicisti originari di Viareggio dopo aver maturato un’interessante esperienza live che li ha visti esibirsi alle aperture dei concerti di artisti come Blanco e Chiello.
Il 14 aprile hanno pubblicato il loro primo disco “Ho perso di vista me” con la produzione artistica e la guida di Bonnot, produttore già con Assalti Frontali, Colle Der Fomento, Inoki e con collaborazioni prestigiose come quelle con Paolo Fresu e il leggendario duo newyorkese Dead Prez.
“Ho perso di vista me” è un racconto intorno alla figura di un viaggiatore naufrago proveniente da un mondo lontano. Il protagonista inizia a esplorare territori per lui sconosciuti, osservando e provando a comprendere quelle che gli esseri umani chiamano “emozioni”.
Vari sono i personaggi che incontra lungo la sua strada: un bambino che gli dona la fantasia, un vecchio scrittore che gli mostra la saggezza. Si imbatte anche nell’amore, restando immobile davanti a esso e comprendendo quanto non abbia saputo amare fino a ora.
I 43.Nove con questo disco intraprendono un viaggio verso sé stessi, uno sforzo per comprendere e comprendersi attraverso le sfumature delle emozioni.
Ecco la nostra intervista a Cristiano Giannechini
Ciao Cristiano sono rimasta particolarmente stupita dal vostro disco, sono canzoni malinconiche, avete un registro molto ‘riflessivo’ quando fate musica, è raro trovarlo in band così giovani…
Siamo persone molto solari nella vita di tutti i giorni, poi però ci sono dei momenti in cui la malinconia vince e abbiamo l’esigenza di rinchiuderci e scrivere. Tante volte viene fuori questa parte perchè è proprio la parte di noi che ci fa venire voglia di scrivere. Come diceva Battisti: “Quando c’è il sole e sono felice esco”.
Abbiamo affrontato periodi duri e freddi dentro e fuori di noi. Ma insieme ci siamo aiutati, ci siamo dati una mano a crescere. Il disco vuole essere anche un consiglio ai noi stessi del futuro, a non perdersi nel lato più oscuro
I pezzo li scrivi tu?
Le idee partono da me a casa, ma è una bozza, poi andiamo in studio o in sala prove e ci lavoriamo tutti insieme per migliorarli.
Prima citavi Battisti ma avete influenze non proprio italiane, per esempio il pezzo “Immagini” mi ha ricordato moltissimo Tash Sultana
Nel periodo in cui scrivevamo l’album eravamo super infognati con Tash Sultana, ovviamente non è stato ‘voluto’ ma la canzone Jungle l’abbiamo consumata, per noi è un complimentone. In generale proveniamo dal rock, dal cantautorato italiano, ma ascoltiamo soprattutto gruppi inglesi e americani, anche black music o cose più classiche come i Pink Floyd. Negli ultimi anni abbiamo lavorato in studio col produttore Alessio Capaccioli che ha portato la sua profonda influenza elettronica.
Il disco “Ho perso di vista me” racconta il viaggio di un esploratore che proviene da altri mondi, si potrebbe dire che per voi la cosa importante è il viaggio in sè
Abbiamo creato la storia di un essere che viene da un mondo lontano e decide di conoscere una forma di vita nuova, i terrestri. Scende sulla Terra e incontra un bambino, un anziano scrittore e una ragazza. Lui capirà l’essenza dei sentimenti umani e ne uscirà quasi impazzito, stracolmo e scapperà via. L’ultimo pezzo si intitola “Esseri umani” è un po’ una critica che si chiude con la domanda: Davvero siamo umani?
I vostri testi sono molto densi, si prestano a molteplici interpretazione come nascono le canzoni?
Alessio Capaccioli: I brani vengono spesso fuori molto emotivamente, non c’è subito la ricerca di un significato, lasciamo che ci piaccia e poi cerchiamo di aggiungere man mano i significati e gli elementi che reputiamo necessari. Abbiamo scelto come titolo del disco “Ho perso di vista me” proprio perchè è stato un disco sofferto, lo abbiamo fatto con gioia, ma è stato un disco che ha portato ognuno di noi a perdersi nel punto di vista dell’altro.
Cristiano Giannechini: Abbiamo affrontato periodi duri e freddi dentro e fuori di noi. Ma insieme ci siamo aiutati, ci siamo dati una mano a crescere. Il disco vuole essere anche un consiglio ai noi stessi del futuro, a non perdersi nel lato più oscuro.
Come sta andando il tour?
Sta andando molto bene! Tra l’altro abbiamo anche vinto un contest che ci farà partecipare a quattro festival, tre in Italia e il quarto è lo Sziget Festival a Budapest per cui siamo felicissimi. Siamo stati chiusi in studio quattro mesi per riarrangiare i pezzi per suonarli dal vivo. Posso dire che siamo cresciuti tanto e siamo soddisfattissimi del lavoro che abbiamo fatto, la dimensione live è davvero la nostra forza anche perchè siamo partiti facendo quello.
I prossimi concerti dei 43.Nove
21 aprile, Vedano Olona (VA), L’Arlecchino Show Bar
30 aprile, San Benedetto del Tronto (AP), Piazza Rossa
12 maggio, Bergamo (BG),Piazzale degli Alpini
18 maggio, Foligno (PG), Auditorium San Domenico