Era il 22 maggio del 2000 quando venne inaugurato il Museo del Calcio, a Coverciano. Siamo a Firenze e il museo qui è un vero e proprio viaggio nel tempo, nella storia della nazionale azzurra. Dalla maglia, poi ricamata dalla madre, con cui Silvio Piola esordì in Nazionale nel 1935 alla divisa indossata da Giacinto Facchetti nel 1968; dalle pipe che il Ct Enzo Bearzot e il Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, si scambiarono all’indomani del trionfo del 1982, fino alla tripletta di coppe conquistate dall’Under 21 tra il ’92 e il ’96: oltre 800 cimeli esposti per ripercorrere una storia azzurra lunga 110 anni, che si intreccia con la Storia – con la S maiuscola – dell’Italia.
Il nostro documentario sul Centro Tecnico di Coverciano e sul Museo del Calcio, girato lo scorso anno.
Coverciano, prosa e poesia del calcio
Il Museo del calcio è anche un viaggio nella storia d’italia: dai trionfi sportivi degli anni Trenta al titolo europeo del ’68, dal successo di Madrid nel 1982 fino alla quarta stella mondiale del 2006. “Il Museo del Calcio – ha detto il presidente della FIGC, Gabriele Gravina – è un patrimonio dello sport italiano, un luogo che custodisce una straordinaria collezione di cimeli tale da renderlo uno dei principali musei tematici in tutta Europa. Qui sono conservati con cura e dedizione esemplari originali unici, capaci di suscitare ogni volta ricordi ed emozioni, contribuendo a fare del calcio un elemento importante della cultura del nostro Paese. Il calcio è un gioco che nel corso della sua storia ha assunto caratteri ben più ampi e grazie al Museo, da venti anni, abbiamo l’opportunità di avere un luogo che ci proietti in questa dimensione del ricordo della Nazionale”.
C’è poi chi pensa al futuro. E’ il presidente della Fondazione Museo del Calcio, Matteo Marani. “Sarà sempre più multimediale, incrociato con la società, rivolto ai giovani e alle scuole, ma fermo nella strada intrapresa anni fa dal fondatore Fino Fini. Un museo per tutti e pronto a parlare con i nuovi linguaggi, pronto a unire cioè la sua bellissima storia con una visione moderna del modo di produrre cultura, storia e identità”.