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16 capolavori di Giorgio Vasari all’abbazia di Camaldoli per la mostra “Quiete e Rinascita”

Una mostra con opere inedite che permette di esplorare il profondo legame che unì l’artista, storico e intellettuale toscano e l’ordine dei Camaldolesi

Vasari a Camaldoli

In occasione dei 450 anni dalla morte di Giorgio Vasari (morì nel 1574, era nato ad Arezzo nel 1511) la Comunità monastica di Camaldoli con il patrocinio e il contributo della Regione Toscana e del Comune di Poppi ha inaugurato la mostra “Quiete e Rinascita. Giorgio Vasari a Camaldoli e in Casentino”.

Sono esposti sedici capolavori del grande artista, intellettuale e storico che ha contribuito in maniera fondamentale al Rinascimento fiorentino.

La mostra permette di esplorare il profondo legame che unì l’artista e l’ordine dei Camaldolesi.

Un legame iniziato nella seconda metà degli anni trenta del Cinquecento quando i monaci accolsero un giovane Giorgio d’Antonio Vasari pictor aretino e mai interrottosi come dimostra il ritorno a Camaldoli agli inizi degli anni Settanta dell’ormai affermato Cavalier Vasari con l’esecuzione dell’Orazione nell’Orto per la cappella dell’Infermeria che per l’occasione eccezionale sarà esposta al pubblico nella Farmacia Antica del Cenobio di Camaldoli.

L’abbazia di Camaldoli accoglie e fa da sfondo naturale e nello stesso tempo ideale, alla celebrazione di un uomo che ha saputo unire l’arte e la spiritualità in modo armonioso anche per merito del dialogo con i monaci, dei quali osservava lo stile di vita contemplativo.

L’Orazione nell’orto

Tra le altre opere in mostra: la giovanile Madonna con Bambino e i santi Giovanni Battista e Girolamo, la Natività, meglio nota come La notte di Camaldoli, la maestosa Deposizione, i pannelli coi santi Donato e Ilarino e Benedetto e Romualdo che una volta la incorniciavano e le dieci predelle custodite nel coro monastico.

Le tavole si susseguono a ricostruire un percorso di scoperta, anche in ambienti solitamente preclusi al pubblico, fino alla ricostruzione digitale in 3D dell’altar maggiore della chiesa, una ‘macchina’ vasariana composta da tavole e 13 predelle.

La mostra, corredata da un catalogo curato con perizia scientifica e passione da Michel Scipioni e Claudio Ubaldo Cortoni, rivela Vasari nella pienezza della sua individualità artistica forgiata da esperienze formative diversificate e creatrice di un linguaggio pittorico inconfondibile, capace di influenzare generazioni di artisti.  

La sua pittura tocca corde profonde perché il suo pensiero fu di grande levatura, complesso, da intellettuale in grado di teorizzare l’arte e di delineare le personalità di chi la esercitò, scrivendo sugose biografie di artisti.

Giorgio Vasari non fu infatti solo un artista e un architetto di grande talento, ma anche uno storico dell’arte di straordinaria lungimiranza.

“Sono certo che una mostra come questa, che coniuga rigore scientifico e capacità attrattiva, saprà avvicinare, oltre gli specialisti, anche il grande pubblico degli appassionati, degli studenti, dei turisti anche per merito dell’ausilio del bel catalogo, la cui realizzazione ha richiesto un grande sforzo proprio per lasciare alla comunità un prezioso strumento di conoscenza – ha dichiarato il sindaco di Poppi Federico Lorenzoni – rivolgo quindi la mia sentita gratitudine ai curatori e agli autori, alla comunità monastica camaldolese, guidata dal Priore Generale Dom Matteo Ferrari, e a coloro che hanno creduto e sostenuto economicamente questa straordinaria iniziativa espositiva ed editoriale in omaggio ad un grande maestro che conferma la mia solida volontà di impegnare il Comune di Poppi, con il prezioso aiuto del Consigliere delegato alla cultura Lorenzo Basagni, nella promozione di progetti culturali di alto profilo scientifico, volti a valorizzare le eccellenze architettoniche ed artistiche diffuse nel nostro territorio, frutto dell’ingegno e della sapienza di tanti maestri delle discipline più diverse”.

Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani all’inaugurazione della mostra

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