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Zanotelli e George: acqua bene comune

A "Terra Futura" il missionario comboniano e l'economista di fama mondiale invitano alla mobilitazione per il referendum

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
Alex Zanotelli
Il tema caldo della privatizzazione dell’acqua, a pochi giorni dal referendum del 12 e 13 giugno, è stato al centro della terza giornata di Terra Futura, la mostra-convegno sulla sostenibilità che si chiude oggi a Firenze (Fortezza da Basso).

A perorare la causa referendaria per l’acqua pubblica in prima linea anche padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, che non ha esitato a usare parole forti: «La privatizzazione è per me una bestemmia. Quello italiano è il primo Parlamento in Europa, e forse al mondo, ad aver fatto una cosa simile. Per questo è importante discutere di questo tema a Terra Futura». Ed entrando nel merito del referendum: «Dobbiamo davvero, partendo da una vittoria sull’acqua, recuperare tutti gli altri beni comuni di cui, uno dopo l’altro, ci hanno privato – ha detto -. Noi parliamo di democrazia, ma ormai non decidiamo più nulla. Se riusciamo a liberare l’acqua dal mercato e dal profitto, c’è una speranza di recuperare anche tutti gli altri beni comuni. Ecco perché diventa vitale votare per questo referendum».

Dura anche Susan George, economista di fama mondiale, che ha definito “critica” la situazione italiana: «L’acqua è privatizzata perché è una risorsa rara e indispensabile ed è facile preda delle strumentalizzazioni capitalistiche. Quella contro la privatizzazione dovrebbe essere la campagna del momento, una campagna di tutti: genitori, cittadini, associazioni, sindacati, ecologisti».

Se il dibattito in Italia si concentra sul quesito referendario, il resto del mondo si confronta con il problema dell’accesso all’acqua e sugli effetti dei mutamenti climatici. «Alcune zone del pianeta già secche lo diventeranno ancora di più – ha commentato sempre Susan George –. La questione dell’acqua nel prossimo futuro genererà sicuramente conflitti».

Le possibili soluzioni al problema? «L’adozione di sistemi di irrigazione più efficienti e il sostegno alle persone e ai movimenti che si battono perché l’acqua resti un bene pubblico, per esempio attraverso la partecipazione dei cittadini negli enti che la gestiscono».

Padre Zanotelli ha ricordato che nel mondo 1,3 miliardi di persone non hanno accesso all’acqua potabile e che le previsioni dell’Onu parlano di 3 miliardi tra qualche anno. Questo senza contare il grande problema del surriscaldamento globale: «Buona parte dell’acqua potabile che abbiamo oggi non ci sarà più in futuro e le temperature in Africa si innalzeranno di 3-4 gradi, secondo gli esperti. Se queste sono le prospettive, chi ha soldi e potrà comprarsela vivrà, mentre gli altri saranno esclusi dalla storia. Questo non lo posso accettare. È un problema etico, morale, spirituale».

Tra le buone pratiche di lotta per il diritto all’acqua presentate a Terra Futura, l’esperienza di monsignor Luis Infanti De La Mora, rappresentante del Consiglio per la difesa della Patagonia (CDP): in questa veste il vescovo della regione dell’Aysèn (Cile) ha partecipato all’assemblea degli azionisti Enel per opporsi al progetto di cinque dighe e chiedere la restituzione ai cileni dei “diritti di sfruttamento” dell’acqua.

«La Patagonia – ha spiegato – negli ultimi vent’anni è diventata terra molto ambita dalle multinazionali e questo ha dato origine a scontri, anche violenti, tra i favorevoli e i contrari ai progetti proposti, o meglio, imposti. Quella delle multinazionali è un’invasione “pacifica”, che non avviene con le armi, ma con la forza del potere economico e politico, con frequenti tentativi di comprare la comunità e pure la Chiesa e le altre organizzazioni che aiutano la gente a sviluppare un pensiero critico».