Salute/ARTICOLO

Violenza sulle persone deboli: gli abusi sono oltre 2.200

Pronta una task-force composta da personale socio-sanitario, magistrati e polizia

/ Costanza Baldini
Mar 10 Dicembre, 2013
Violenza
A pochi giorni dalla Giornata Mondiale per l'eliminazione della violenza contro le donne (il 25 novembre) la Regione Toscana rende pubblici i dati in crescita sulla violenza verso le categorie deboli, nei primi nove mesi del 2013 (gennaio- settembre) sono stati 2259 i casi di malatrattamenti arrivati negli ambulatori dedicati al così detto "Codice Rosa" nelle 10 aziende toscane in cui è in funzione.

Il Codice Rosa è un progetto nato nel 2010 nell'Asl di Grosseto, dal 2012 è diventato progetto regionale con la firma di un protocollo tra la Regione Toscana e la Procura della Repubblica coinvolgendo 5 aziende. Dal gennaio 2013 altre 5 aziende ne sono entrate a far parte e dal 2014 entreranno nel Codice Rosa le 5 aziende rimanenti: Massa Carrara, Pistoia, Firenze, Siena, Pisa.

Il Codice Rosa è un particolare percorso di accoglienza collocato nel pronto soccorso e dedicato a chi subisce una violenza, donne ma anche minori, omosessuali e anziani. Parte tutto da una stanza dedicata nella quale accedono tutti gli specialisti che dovranno visitare la o il paziente. Il suo punto di forza è una task-force interistituzionale, una squadra formata da personale socio-sanitario (infermieri, ostetriche, medici, assistenti sociali, psicologi), magistrati, ufficiali di polizia.

I dati degli ultmi anni sono impressionanti. Nel 2012 nelle 5 aziende sono stati trattati 1455 casi di abusi e maltrattamenti su adulti e minori. Nel 2013  da gennaio a settembre, nelle 10 aziende del progetto 2259 casi, di cui: 2139 maltrattamenti, 108 abusi, 12 casi di stalking. 2006 erano adulti, 253 erano minori.

Ha dichiarato Paola Magneschi responsabile della Regione Toscana: "Il Codice Rosa è un'idea vincente perchè si basa sul fare squadra, operatori sanitari che condividono modalità di lavoro, una cosa che aiuta non solo le vittime ma anche gli operatori che si sentono meno soli, sanno a chi chiedere aiuto, è questo che fa la differenza. Per recuperare i soggetti maltrattati non basta curare si deve anche avere la capacità di indicare possibili vie d'uscita dal circolo della violenza, si deve dare speranza di un'autonomia anche economica. In questo caso l'integrazione tra azienda sanitaria e servizi sociali è fondamentale".

Importante anche la collaborazione con le forze dell'ordine che se chiamate dagli operatori operano sempre in borghese e si occupano raccogliere le prove della violenza in modo adeguato e inoppugnabile per l'eventuale fascicolo giudiziario. Questo serve a velocizzare i tempi di indagine e dei processi, oltre che ha creare un enorme flusso informativo condiviso tra Asl e Procura che servirà in futuro per analizzare dati utili alla prevenzione della violenza.