Un format sperimentato come il “Babilonia Jazz Contest”, uno spazio storico come il Circolo ARCI Babilonia di Cerbaia Val di Pesa in provincia di Firenze, alcuni gruppi emergenti dell’universo Jazz italiano ed europeo, la collaborazione con l’Associazione cuturale Promere, il coinvolgimento del curatore Fiammetta Strigoli, l’evento Videodays 3, per una proposta che coniuga media espressivi differenti come la musica e l’arte visiva, muovendo dall’idea che la creatività è un territorio libero che sollecita connessioni, innovazioni, utopie…
Videodays 3, alla sua terza edizione, propone una riflessione intorno al linguaggio narrativo della video-arte: espressione creativa in continua evoluzione, contenitore aperto ai differenti orientamenti estetici e concettuali degli artisti la cui produzione di senso attraversa l’immagine e l’immagine in movimento talvolta anche in associazione, sovrapposizione con il segno, la scrittura, il suono e la musica, tra realtà e artificio.
La video-arte come il cinema, rende oggettiva un’idea mentale, interroga l'immagine e le sue componenti… tuttavia è un’esperienza visiva che ha una via propria, univoca, un percorso estetico parallelamente equidistante dal cinema che propone un racconto di storie legate ad eventi logici, consequenziali e strutturati, che sollecita il transfert nello spettatore. La video-arte invece intende muovere pensiero nel fruitore, un pensiero che si struttura attraverso il rimando simbolico, metaforico, sollecitando soprattutto “visioni” personali, individuali. Ossia, mette al centro il fruitore che a seconda delle appartenenze culturali, generazionali, geografiche, “entra” nell’opera come fattore integrante e interagente.
La prima proiezione del 3 dicembre incentrerà sull’opera video di Marinella Senatore e Flaviano Poggi, artisti appartenenti a generazioni differenti, ma con una formazione molto simile. La narrazione è uno dei fulcri dei loro video, ma declinata con una sintassi che propone risultati estetici assai diversi.
Marinella Senatore è concentrata su un lavoro di ricerca da cui far emergere dati reali, dando corpo ad una percezione intensa della realtà – c’è sempre un elemento di concretezza nei suoi video -utilizzando il confine tra visioni oggettive e creazioni artificiali. Ricostruisce storie intorno a fatti, accadimenti e personaggi che tuttavia rivestono un’importanza marginale per la società e lo fa mixando autobiografia, storia, cronaca locale, micro-narrativa, articoli di riviste d’epoca, notizie estrapolate da bollettini radiofonici ascoltati per caso, articoli di cronaca, storie raccontate...
In altre parole, rimette in moto esistenze dimenticate proprio nella perdita di senso delle esistenze, proponendo una realtà ri-composta dalla sua intuizione, facendo emergere un interesse per ciò che è rimasto prigioniero di un mistero, un mistero che invece si dissolve nella sua (libera) interpretazione dei fatti.
La realtà e la finzione si mescolano, dunque, e gli “eventi” sono ricostruiti solo attraverso tracce sparse e volutamente accennate e questo permette al fruitore di dare un’ulteriore interpretazione alla storia “raccontata”.
Flaviano Poggi guarda agli eventi umani passati dal filtro di una ricerca che fonda sulla simbolizzazione immaginativa dell’esistenza attraverso l’esperienza onirica. Sogno quindi come maniera della vita, come pura diversione della volontà: “L’anima umana quando sogna, liberata dal corpo è insieme teatro, attori, uditorio…”. Anche nei video di Poggi gli eventi che emergono e che costituiscono il plot narrativo sono storie minime, dove al centro c’è la violenza, la malattia, la perdita, la morte e il mondo come territorio del naturale e dell’artificioso, ma il differente, rispetto al fare video di Senatore, sta nell’oltrepassamento del rapporto sensibile con la realtà. Poggi è come gettasse un ponte su nuove visioni in una sorta di ri-velazione che anticipa la storia. L'intento è far emergere quelle contraddizioni che intercorrono tra il pensiero umano e le azioni conseguenti ad esso, così come quelle che intercorrono tra l’armonia indifferente della Natura in relazione ad un mondo ordinato.
Marinella Senatore
“I'll never die” . 2003 . 8’
Nel video l’artista racconta la storia di un personaggio comune. Attorno a piccoli elementi senza importanza è costruito un breve racconto che traduce il quotidiano da una dimensione ordinaria a un’altra, marcatamente emozionale. La scomparsa di un misterioso insegnante di matematica e l’isolamento del dottor Grunberg, sono al centro di “I’ll never die”: una serie di accadimenti inspiegabili, legati a strani fenomeni climatici, determinano le vite di alcune persone dal 1937 al 1977.
Una storia, una voce narrante fuori campo e una sorta di natura morta sulla quale si sovrappone il racconto e su cui insiste la camera fissa. Una natura morta costituita da oggetti comuni, manipolati, oggetti che testimoniano un vissuto apparente.
“How do u kill the chemist”. 2009. docu-fiction. 8’
Il video è stato realizzato durante la permanenza dell’artista presso l’Omi International Artist Residency Art di New York.
Marinella Senatore ha ricreato una successione di eventi basati su una storia reale, coinvolgendo altre sessanta persone che come lei non sono state testimoni dirette dei fatti. Tra i partecipanti la presenza di un gruppo rapper di Harlem i cui componenti hanno collaborato sia come attori che come sceneggiatori.
L’accaduto, avvenuto nella zona di Hudson, Stato di New York, risale agli anni Cinquanta. Perlopiù raccontata attraverso i testi di canzoni del gruppo rapper, la storia riguarda il chimico Adrian Ghole, inventore di una nuova mescola per pneumatici, ucciso dal suo factotum Bassil per motivi d’interesse. La narrazione di un fatto di sangue realmente accaduto è solo un pretesto che permette d’innescare il processo artistico, mostrandoci gli spazi interpretativi che quest’ultimo può rivelare tra sequenze girate sul posto e immagini di repertorio.
Flaviano Poggi
“10-10-10 [Arca]”. 10’ 30’’. 2010
La sensazione di una minaccia incombente spinge un gruppo di persone a ricercare un rifugio sicuro. Dopo un primo cauto approccio con l’ambiente acquistano sicurezza, si appropriano della spazio, si mettono “comodi” fino a togliersi le scarpe, riproponendo i comportamenti di una società violenta, eticamente compromessa. All’esterno del magazzino non più in uso dove hanno trovato ricovero, la minaccia sembra passata. Il gruppo all’improvviso, come rispondendo a un richiamo, decide di tornare sulla strada, ma uno di loro si attarda, non ritrova le sue scarpe ed è costretto a indossarne altre, senza lacci, di molto superiori alla sua misura. Quando in ritardo raggiunge l’uscita è testimone visivo della distruzione del mondo, quel mondo territorio senza futuro, minato da tutto ciò che non coniuga conoscenza come capacità umana di convivenza.
"01-05-09 [Adversus]". 7’ 09’’. 2009
“Adversus” propone una griglia narrativa lineare.
Un fotografo, alla ricerca di un set, nella natura, in un bosco di castagni, incontra la morte, solitaria, distinta. Solo per breve tempo è portato lontano dalla serenità, corre e fugge, perché non sa, non ri-conosce l’altro se stesso che incarna la Morte. Stabilita tra loro una prossimità si placano i timori, non teme più che il suo tempo, il suo “spazio” di vita sia giunto al termine.
L’artista insiste sul valore simbolico dell’incontro inteso come conoscenza di sé e dei propri limiti.
Cultura/ARTICOLO
Videodays 3
Il 3 dicembre all' ARCI Babilonia – Cerbaia Val di Pesa (Firenze), ingresso libero

Flaviano Poggi, Arca