Enogastronomia/ARTICOLO

Uno "Zibaldone di Vini" con "corona"

Spartaco Pampaleoni, principe e produttore di vini

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
glacette
  Perché occuparsi di vino? La risposta del Principe Pampaleoni è semplice: “Il vino mi interessa perché così presente e simbolico in liturgie e celebrazioni di religione, di amore e di vita felice”. Ed ecco qua uno Zibaldone di vini, che spazia dal Chianti al Merlot, dal Sirah al Trebbiano, dal Sangiovese Rosè al Vinsanto, dal Franciacorta al Lambrusco, dalla Malvasia al Prosecco e molto altro.Diciassette etichette di rossi, dieci di bianchi, quattro di rosè, due di vini dolci e infine quattro proposte di spumante. I vini del Principe Pampaleoni provengono da diversi latifondisti d'Italia con prevalenza della Toscana per i Rossi, le bollicine dal Nord e con interessanti divagazioni dal Sud.

“Dopo tanti anni di tollerata cura delle vigne di Mucciana, nei pressi di San Casciano, mi è venuto il desiderio di fare il mio vino e non conferire più le uve ad altri produttori del Chianti Classico. Quindi mi è sorta la questione di quale etichetta ideare per tale vino ed ogni giorno mi venivano in mente tanti nomi che poi rimpiangevo di dover escludere perché riferibili a vitigni diversi dai miei.Allora ho voluto veder realizzato questo zibaldone di nomi e vitigni diversi e ho trovato le condizioni ideali per realizzarlo.Infatti, la cantina sperimentale in cui vinifico il mio Sangiovese ha contatti con eccellenti produttori di tutta Italia che volentieri hanno collaborato”. Questo è un breve racconto del Principe riguardo a come è iniziato il progetto. Le speciali etichette, ironiche, semiotiche e talvolta provocatorie,sono nate dalla cultura e dell’estro di Gianfranco Pampaloni. Tra quelle da citare: “Rubato di Toscana” che è un Super Tuscan,sempre buono perché scelto tra le più preziose vigne dopo lunghi appostamenti, vendemmiato di notte per evitare ossidazione e altri grossi problemi, Denominazione di Origine Poco Controllata; “Alchool Tester” richiama la tabella ottotipica dell’oculista;“Sottacqua” è vino bianco da pesce degustato dal pesce stesso; “Tardivo”, suo malgrado, vendemmia lunghissima per incapacità dei raccoglitori; “Principe di Riserva” a seguito di Reali giustamente espulsi è necessario un rimpiazzo e molte altre etichette ricche di storia da scoprire e da assaggiare.

Tutto ha un significato per il Principe Pampaleoni, a partire dallo stemma di famiglia. La croce rappresenta i 6000 seguaci di Spartaco I che furono crocefissi nudi lungo la via Appia nel 72 a.C. La croce della Savoia dove Spartaco XIX ha vinto il titolo di Principe ad un concorso di ballo. La catena rotta è il simbolo della fine dello stato di schiavitù. Il leone e il gladio rappresentano quelli di Spartaco I che affrontava uomini e belve nell’anfiteatro. Infine, il pampano OGM – Organismo Giustamente Modificato, si riferisce al concetto: “libera crescita in libera terra”. Non casuale neanche il nome Spartaco, riferito al grande eroe mai esaltato dai sudditi italiani piuttosto inclini a farsi dominare da duci e monarchi del nord.E come Spartaco, Pampaleoni, è insofferente per la dittatura dei sommelier e preferisce il confronto leale tra produttori nella popolare arena dei bevitori senza giudici. Come il suo omonimo e glorioso antenato, il Principe Spartaco XIX vuole liberare l’uomo dalla schiavitù, in particolare da quella imposta dalla natura, facendo ricorso ai suoi OGM.Quelli di Spartaco sono Organismi Giustamente e non Geneticamente Modificati, perché egli rispetta l’esclusiva e bizzarra volontà divina di stabilire la genetica dei curiosi esseri del creato, assegnandoun nome alle cose del mondo organico e inorganico, che ne riveli e talvolta ne riesca a mutare, anche l’intima natura.

Accanto al vino, si trovano dei particolari accessori, talvolta curiosi persino per gli addetti ai lavori, come:  il Secchio da vino, che consiste in una pentola di alluminio con lo stemma del Principe, il Bicchiere di Cirano o “grande naso”, che permette di inserire il naso dentro al bicchiere, così da usare anche l’olfatto per l’assaggio,  il bicchiere assaggiavino che delude la voglia di bere generosamente dopo il primo sorso. Il Principe Pampaleoni lo definisce un “haustus interruptus” (sorso interrotto), che al pari della banale pratica anticoncezionale, non produce effetti creativi, ma mere e sterili bevute solitarie. - tastevin-pendentif ovvero l’assaggia vino appeso al collo, è quel che resta dei sommelier travolti sulle Strade del Vino. Come evidenziato già, nulla è casuale per il Principe Pampaleoni, esemplare è la scelta di chiamare un vino rosso: VINO DA UOMO. Alle donne dell'antica Roma non era consentito bere vini rossi che avevano quel sapore forte "virus". Con il termine virus si indicava anche il gusto del salmastro, il veleno e infine il seme genitale maschile, cosi riportava Varrone. E da qui deriva lo "Ius osculi": l'uomo romano aveva il diritto di baciare una congiunta per capire se avesse bevuto del vino proibito.