Crisi e diritto allo studio. Due realtà, mai come oggi, in netto conflitto fra loro. Da una parte il desiderio di realizzarsi, dall’altra l’impossibilità a sostenerne i costi, salvo rivolgersi a un istituto di credito. Oggi è possibile porre i prestiti più convenienti a confronto e individuare le soluzioni più efficaci mentre, nello stesso tempo, nascono prodotti specifici per andare incontro alle esigenze degli studenti. E dei loro genitori.
Gli atenei di Pisa e Firenze chiedono troppe tasse ai propri iscritti. In base a quanto dice la legge riguardante i contributi universitari, l'imposizione totale a carico degli studenti non dovrebbe superare il 20% di quanto ogni università riceva dallo Stato, ma le due città arrivano rispettivamente al 25 e al 20,1% (dati UdU, ndr). Queste ed altre spese rischiano di diventare insostenibili per molti ragazzi, a tal punto che sempre più universitari sottoscrivono un prestito per affrontare il periodo che li porterà alla laurea.
Il fenomeno del credito al consumo fra i giovani si sta diffondendo anche in Italia dove, fino a qualche anno fa, un prestito personale per andare all'università restava confinato solo nell'immaginario creato dai film americani. Con le dovute differenze tra i due sistemi, è comunque il caso di chiedersi se la banca possa o meno essere un valido aiuto per gli studenti dei nostri atenei.
Il contesto statunitense è molto diverso, sia perché i college privati costano molto di più delle nostre università, sia perché l'accesso al credito bancario non prevede per gli studenti condizioni agevolate, bensì la semplice erogazione di liquidità. Stando agli ultimi dati della Federal Reserve di New York, questi finanziamenti sono cresciuti tantissimo, tanto da far prefigurare il rischio che scatenino una nuova bolla finanziaria.
Il debito complessivo delle famiglie americane adesso sfiora quota mille miliardi di dollari, e cresce anche il rischio di insolvenza perché, con la crisi, chi si laurea non trova facilmente lavoro e non può restituire le rate. In Italia, per fortuna, questi prestiti hanno dimensioni e modalità di erogazione totalmente differenti, e questo consente di usufruirne con più semplicità.
Solitamente le nostre banche stipulano delle convenzioni con gli atenei, i quali ricoprono il ruolo di garante durante l'intero periodo degli studi. Parallelamente, lo studente deve impegnarsi a mantenere una certa media e a rispettare i tempi del piano di studi. Il finanziamento viene concesso sotto forma di fido all'interno di un conto corrente, e può considerarsi estinto appena la linea di credito torna nuovamente in attivo grazie alla progressiva restituzione delle rate al termine degli studi.
Tuttavia, se consideriamo che Federconsumatori ha calcolato in circa 9 mila euro all'anno la spesa di uno studente fuori sede, chiedere un prestito – per quanto a condizioni migliori che in America – può equivalere a chiedere un mini-mutuo. Una scelta che dovrebbe essere ponderata con attenzione, dato che la crisi occupazionale colpisce anche il nostro Paese e, in particolare, oltre un terzo dei giovani neolaureati. L'onere delle rate ricadrebbe sulle famiglie, aggravandone la condizione economica. Meglio optare, piuttosto, per un lavoretto part-time.