Uno studio dell’Università di Firenze indaga l’efficacia delle tecniche di procreazione medicalmente assistita, cercando di studiare soluzioni diverse identificando uno dei principali problemi che presentano le tecniche attualmente in uso. I ricercatori hanno verificato infatti che la selezione degli spermatozoi fatta mediante gradiente di densità – la tecnica comunemente utilizzata nei centri di procreazione medicalmente assistita per individuare i gameti maschili più mobili – ha effetti negativi sulla frammentazione del DNA spermatico, ovvero sulla presenza di tagli nell’elica del DNA e, conseguentemente, sulla possibilità di ottenere una gravidanza.
La ricerca si è basata sulla valutazione di 90 campioni seminali sottoposti a selezione per il successivo utilizzo, sia con tecniche di fertilizzazione in vitro che con iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo nell’ovocita. La ricerca dimostra un incremento della frammentazione del DNA dopo selezione nel 45% dei casi, cui corrispondente una percentuale di successo di gravidanza del 17,1%; mentre nei restanti il danno al DNA non si è verificato, con una percentuale di ottenimento della gravidanza pari al 34%.
“La variazione della frammentazione del DNA dopo selezione – commenta Elisabetta Baldi – può diventare un nuovo possibile parametro predittivo di gravidanze con tecniche di procreazione medicalmente assistita”.
Lo studio dedicato alle tecniche di selezione degli spermatozoi è stato realizzato dai ricercatori del Dipartimento di Scienze biochimiche, sperimentali e cliniche “Mario Serio”, guidati da Elisabetta Baldi, con i colleghi del Centro di Coordinazione Trials Clinici dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi, dell’Istituto Toscano Tumori e del Centro per la salute riproduttiva “Tecnobios Riproduzione” di Bologna, e pubblicato sull’ultimo numero della rivista scientifica Medicine.