Unioncamere fa il punto sull'occupazione in Italia e pubblica i dati del 2013. Le 750mila entrate complessive previste dalle imprese a livello nazionale, non compenseranno il quasi milione di uscite messo a bilancio nel 2013, producendo un saldo negativo di 250mila unità.
La quasi totalità della riduzione del personale che dovrebbe registrarsi quest’anno nel settore privato riguarderà i lavoratori alle dipendenze stagionali, non stagionali e interinali (a -254mila ammonta il bilancio tra entrate e uscite previste). In riduzione di 6.500 unità anche i collaboratori a progetto mentre il saldo risulterà positivo di 10.500 posizioni per quanto riguarda i collaboratori con partita Iva e occasionali.
Interessato in primo luogo il settore dei servizi (-127mila il saldo previsto tra entrate e uscite), minore, invece, la contrazione in altre tipologie di servizi alle imprese e alle persone, quali quelli dei media e della comunicazione (-1.600), quelli informatici e delle Tlc (1.600), quelli avanzati di supporto alle imprese (-1.900) e il comparto dell’istruzione e dei servizi formativi (-1.200). Grandi ancora le difficoltà per le costruzioni: ammonta a -59mila il saldo atteso tra entrate e uscite. Nel 2013 la manifattura perderà 61.400 occupati complessivi. La riduzione di posti di lavoro sarà ancora consistente soprattutto nelle industrie tessili e dell’abbigliamento (-11.500 il saldo tra entrate e uscite previste), in quelle metallurgiche e dei prodotti in metallo (-11mila), in quelle del legno e mobile (-6.400) e nelle industrie di fabbricazione di macchinari e mezzi di trasporto (-7mila). Sarà invece inferiore alle 3mila unità nelle industrie chimiche e farmaceutiche, in quelle della gomma e plastica e nelle industrie di produzione di beni per la casa e il tempo libero.
Il 35% del saldo negativo atteso nel 2013 interesserà il Mezzogiorno. Considerando il bilancio tra entrate e uscite dei soli lavoratori dipendenti stagionali e non stagionali, le regioni che registreranno le maggiori contrazioni di personale saranno nel 2013 in valori assoluti la Lombardia (-33mila), il Lazio (-25mila) e la Campania (-24mila), seguite da Veneto (-23mila) e Sicilia (-22mila). Sul fronte opposto si posizionano la Valle d’Aosta (-760), il Molise (-1.400) e la Basilicata (-2mila). In termini relativi, invece, i saldi negativi più consistenti interesseranno Sicilia (-4,3%), Calabria (-3,8%) e Sardegna (-3,6%), mentre saranno migliori rispetto alla media nazionale (pari al -2,2%) in Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Veneto, Trentino Alto Adige, Liguria e Toscana.