Salute/ARTICOLO

Trapianti, dalla Toscana i volontari con la scatola magica salvavita

La storia di uomini e donne che dal 1993 in Toscana portano organi e midollo osseo in tutto il mondo salvando centinaia di vite ogni anno

/ Salvatore Bruno
Gio 20 Aprile, 2017
Nucleo Protezione civile

Qualcuno li definisce angeli, altri il volto umano della solidarietà, per me sono semplicemente “volontari” che dietro un nome serio e tecnico come “Nucleo Operativo di Protezione Civile” nascondono un cuore e uno spirito altruistico come pochi. Ho conosciuto le loro vicende leggendo qualche articolo e guardando loro video-interviste su Youtube.  Il “Nucleo Operativo di Protezione Civile” nasce in Toscana nel 1993 e con oltre 500 missioni l’anno trasporta organi e midollo osseo in tutto il mondo. Salva vite in silenzio. E per i volontari ogni vita salvata è una nuova vita. Noi, oggi, abbiamo il piacere di conoscere il suo fondatore ed attuale Presidente Massimo Pieraccini...

Presidente che cos’è il Nucleo Operativo di Protezione Civile?

E’ un’associazione di volontari nata in Toscana 24 anni fa quando in Regione l’attività dei trapianti cominciava a essere considerevole dal punto di vista numerico. E’ nata per supportare i centri trapianti di organi solidi. Oggi è diventata un’eccellenza a livello mondiale. Infatti ci chiamano da tutto il mondo e ci siamo specializzati nei trasporti di midollo osseo e cellule che servono per la cura delle leucemie. E essendoci qui bisogno di un’alta compatibilità è molto difficile trovare un donatore che a volte è molto vicino e altre volte lontano.

Quindi vi chiamano i centri trapianti di tutto il mondo?

Eh sì. Addirittura qualche mese fa c’era un bambino ammalato in Argentina e l’unico donatore disponibile era stato trovato in Cina e per fare il trasporto hanno chiamato noi dalla Toscana.

Quanti volontari conta attualmente l’associazione?

Sono tra i 50 e i 60 volontari, per la maggior parte siamo toscani ma ci conoscono anche fuori. Abbiamo un pò esportato il nostro modello: ne abbiamo a Bolzano, qualcuno in Lombardia e Liguria. Abbiamo avuto anche richieste dall’estero che stiamo valutando se poterli incorporare o no.

Quali sono le caratteristiche che deve avere il volontario del Nucleo Operativo di Protezione Civile?

Sostanzialmente deve essere una persona dinamica che abbia un pò di esperienza di viaggio con gli aerei. Serve un’esperienza personale. Conoscere l’inglese poi è fondamentale perché dovendo andare in tutto il mondo, tra aeroporti e ospedali, è la lingua maggiormente parlata. E poi deve avere un grande senso di responsabilità.

Come siete strutturati? Esiste un supporto locale per chi effettua materialmente il trasporto?

Noi siamo strutturati con una centrale operativa attiva 24 ore su 24 per rispondere a tutte le difficoltà che i nostri volontari possono avere. Così noi riusciamo a dare loro un’assistenza remota. Nelle criticità due teste pensano meglio di una e colui che è in centrale, essendo meno coinvolto, può dare dei suggerimenti più razionali rispetto a chi è sul campo. Vero è che quando i volontari sono in missione sono da soli e quindi devono avere una buona capacità di autogestione delle criticità. Per questo gli facciamo una formazione specifica: devono capire dove vanno e con chi devono interagire e come comportarsi in caso di difficoltà.

Bisogna avere quindi “sangue freddo”. Ho letto che in uno dei vostri viaggi verso Honolulu il pilota che guidava l’aereo si è sentito male: un’emergenza nell’emergenza. Quindi bisogna agire con freddezza e poi, se non sbaglio, il tutto si deve svolgere in un tempo massimo di 36 ore…

Clinicamente le cellule hanno una sopravvivenza limite di 36 ore e quindi noi dobbiamo cercare di starci dentro. Poi ovviamente come in tutti i trapianti più il tempo è breve e più il numero di cellule vitali è maggiore e quindi aumenta la percentuale di successo del trapianto. Noi comunque dobbiamo dare la precedenza alla sicurezza. Tra sicurezza e velocità dobbiamo scegliere la sicurezza. Questo è un nostro must. I nostri volontari devono avere una capacità di razionalizzazione molto alta.

Oltre alle difficoltà logistiche quali altri tipi di difficoltà trovate nella vostra attività?

Le difficoltà principali sono di interazione con persone che non sanno che cosa stiamo facendo e non hanno ben chiara la nostra missione. Viaggiando molto in aereo siamo un po’ l’antitesi del passeggero tipo. Ad esempio il nostro box con gli elementi refrigeranti non deve passare sotto i controlli a raggi x oppure noi trasportiamo quantità di liquido superiori quattro volte a quelle consentite. Questo ci porta molto spesso a confrontarci con gli addetti delle compagnie aeree o degli aeroporti per far si che certe necessità, fondamentali per la riuscita del trasporto, vengano rispettate.

Voi in realtà non viaggiate soli ma avete un “box isotermico” che a volte definite la vostra “scatola magica”, di cosa si tratta?

E’ un contenitore di plastica rigida coibentato che al proprio interno ha elementi refrigeranti di vario tipo che cambiano a secondo del tipo di materiale che dobbiamo trasportare e della lunghezza del viaggio. Sono di due tipi, uno più grande e uno più piccolo, e li gestiamo a seconda delle necessità. Inoltre i nostri volontari, che sono animati da spirito di solidarietà e di entusiasmo, le hanno ribattezzate. C’è chi la chiama la “scatolina magica”, chi “Frizzy”, chi “Rita la scatola che porta la vita”. Questa è una nota di colore che però rende l’idea dell’affetto con cui vengono realizzate le nostre missioni.

 Massimo lei è il fondatore (1993) e attualmente Presidente del Nucleo Operativo di Protezione Civile, quanti viaggi ha fatto e ce n’è uno che ricorda particolarmente…

Quanti ne ho fatti? Per la verità ho perso il conto. Non li ho contati perché inizialmente le missioni erano davvero tante ma sono tante anche oggi. Arriviamo a fare quasi 500 missioni internazionali l’anno quindi numeri davvero considerevoli. Oggi ne faccio un pò meno perchè avendo acquisito tutte queste relazioni internazionali c’è anche un lavoro d’ufficio di relazioni da seguire. Sul campo ci sono sempre ma un pò meno operativo. Tra quelle che ricordo particolarmente quando andai a Richmond in Virginia e quella zona stava per essere colpita da un uragano. Gli americani decisero di anticipare di un giorno la raccolta con conseguenti ricadute sulla logistica. Cambio dei voli passando da Chicago a Washington, quasi 10mila voli cancellati. Ma alla fine tutto andò per il meglio portando a termine la missione.

 Queste vostre missioni sono raccolte in un libro?

 Noi di tutte queste nostre missioni abbiamo pensato di chiedere a coloro che se la sentivano raccontare le loro esperienze e metterle su carta. E’ nato un libro che si chiama “Vite per la vita” che riprende le nostre vite di volontari verso la vita di colui che si riprende la vita dopo un trapianto. Ce lo siamo regalato per i nostri 20 anni di attività.

 Se un cittadino comune volesse aiutare Nucleo Operativo di Protezione Civile, come può farlo?

Solo diventando nostro volontario, donandoci del tempo. Noi non facciamo per scelta raccolte di fondi o cose di questo tipo perché il nostro bilancio è molto grande e difficilmente potrebbe essere coperto da donazioni. Sono i centri trapianti che si accollano i rimborsi delle nostre spese.

Massimo che significato dà lei alla parola donare?

Sono uno molto razionale e quindi filosofeggio poco. Credo che donare sia offrire qualcosa, privandosi di altro, per aiutare chi è in difficoltà. Perchè in fondo gli altri siamo noi.

Grazie. Non aggiungiamo altro perché i volontari del Nucleo Operativo di Protezione Civile sono così poco filosofia e molta sostanza. Buona vita!