Con 29.160 imprese green la Toscana è al quinto posto in Italia nella graduatoria delle regioni per numero assoluto di imprese che hanno investito o investiranno quest'anno in tecnologie e prodotti verdi. Sono i dati del settimo Rapporto Greenitaly di Fondazione Symbola e Unioncamere.
Passando dal livello regionale a quello provinciale, è Firenze con le sue 8.070 imprese green la più virtuosa della regione. La seconda provincia della Toscana per numero di imprese green è Prato a quota 3.368, terza Lucca con 3.136. Seguono Pisa con 2.845 imprese green, quindi Arezzo a quota 2.505, Livorno con 2.234 e Siena con 2.091.
Chiudono la classifica regionale Pistoia con 2.043 imprese green, Massa-Carrara a quota 1.486 e quindi Grosseto con 1.376. L'ottimo risultato della provincia di Firenze è confermato anche su scala nazionale: Firenze è al settimo posto in Italia nella graduatoria provinciale per numero di imprese green. Infine con 3.680 assunzioni non stagionali di green jobs previste dalle imprese per il 2016, la Toscana è ottava nella graduatoria regionale per numerosità di assunzioni verdi programmate entro l'anno.
GEOGRAFIA DEGLI ECO-INVESTIMENTI. Molte le imprese green nelle regioni del Nord, ma la loro presenza è diffusa in tutto il territorio nazionale. La Lombardia è la regione con il più alto numero di imprese eco-investitrici, ne conta 69.390, quasi un quinto del totale nazionale; seguono il Veneto con 37.120 unità, il Lazio con 33.630 imprese green, l’Emilia-Romagna a quota 33.010 e la Toscana con 29.160. Quindi troviamo il Piemonte con 28.480, la Campania (26.910), la Sicilia (23.630), la Puglia (23.330) e Marche (11.870). A livello provinciale, in termini assoluti, Roma e Milano guidano la graduatoria staccando nettamente le altre province italiane grazie alla presenza, rispettivamente, di 25.240 e 22.590 imprese che investono in tecnologie green. In terza, quarta e quinta posizione, con oltre 10.000 imprese eco-investitrici si collocano Torino, Napoli e Brescia.
“Queste imprese - afferma il presidente di Fondazione Symbola Ermete Realacci - dimostrano che il nostro posto nel mondo non è quello della competitività a bassi prezzi e dumping ambientale e sociale, ma quello della qualità, fatta di cura dei dettagli, di attenzione al capitale umano, di coesione, bellezza, innovazione e sostenibilità. Investendo green le aziende diventano più sostenibili e soprattutto più competitive e aprono un sentiero che va verso il futuro. Anche per il Paese, che nella green economy e nell’economia circolare ha riscoperto antiche vocazioni -quella al riciclo e all’uso efficiente delle risorse - e trovato un modello produttivo che grazie a innovazione, ricerca e tecnologia ne rafforza l’identità, le tradizioni, ne enfatizza i punti di forza. Il rilancio di settori tradizionali come l’edilizia parte anche nella Legge di Bilancio, con Casa Italia, dal risparmio energetico, dalla sicurezza, dalla sostenibilità. Un’Italia che fa l’Italia e che contribuisce alla COP22 di Marrakech e alla sfida del clima incrociando la green economy con la qualità e con la bellezza”.
“I dati del nostro Rapporto dimostrano una volta di più che la scelta green paga”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Ivan Lo Bello. “Questo modello di sviluppo si sta rivelando uno strumento prezioso per intercettare nuovi stili di consumo e di vita basati su una maggiore domanda di sobrietà, attenzione alla giustizia sociale e equità. Si tratta di stili emergenti e in rapida ascesa sullo scenario globale che stanno portando verso una accelerazione dell’economia circolare. E l’innovazione passa anche dalla digitalizzazione. Non a caso le imprese green sono anche quelle maggiormente digitalizzate nel nostro tessuto produttivo. Basti pensare che 4 su 5 sono presenti sul web, hanno processi digitalizzati e puntano sulle digital skills, contro poco più della metà delle imprese non green. Due fronti – quello della greeneconomy e della digitalizzazione – sui quali le Camere di commercio sono fortemente impegnate”.
Scarica la ricerca: clicca qui