Come Gianluca Grandis, tassista fiorentino che non ne poteva più di vivere tra smog e traffico, e ora produce olio extravergine di oliva a San Casciano, o come Valentina Rappelli, ex assistente in uno studio dentistico, che coltiva Vetiver, una pianta erbacea molto particolare che viene utilizzata in ingegneria verde come strumento per il consolidamento del suolo e risolve il problema delle frane.
Iacopo Gallini è passato addirittura da Londra alla campagna: oggi vive a San Miniato dove alleva chiocciole per uso gastronomico, mentre Daniele Grandolfi, ingegnere meccanico che lavorava in Ferrari, ha mollato tutto per aprire un agriturismo in Val d’Orcia.
Storie di persone normali che hanno deciso di cambiare strada, anche sapendo che non sarebbe stata una passeggiata. Secondo l’indagine, infatti, il 38% dei giovani oggi preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale o fare l’impiegato in banca. Un cambio di mentalità rispetto al passato, quando la vita in campagna era considerata spesso sinonimo di arretratezza e ritardo culturale nei confronti di quella in città.
Tra chi ha svoltato c’è Roberta Benedetti, guida museale e appassionata dei Macchiaioli, che oggi ha una Bottega a Montecatini Alto e produce olio aromatizzato, o il progettista di impianti Marco Bechini che ora manda avanti una cooperativa sociale in Garfagnana. E ancora Francesco Paolicchi, 25 anni, pisano dopo la laurea in agraria ha puntato tutto sul progetto “Mi Coltivo”, che consente a chiunque di adottare un piccolo orto di 30 metri quadrati, ricevendo a domicilio i prodotti coltivati.
“La rivoluzione è iniziata, in verità è in atto già da alcuni anni - spiega Paolo Giorgi, Delegato Giovani Impresa Toscana – nella nostra regione sono nate e stanno nascendo tante belle imprese, così come tanti giovani stanno guardando con curiosità, attenzione ed interesse a questo settore che a differenza di altri comparti mostra e dimostra segnali in controtendenza”.