Cresce la voglia di made in Italy, anche nel cibo. Piatti e prodotti al centro dell'attenzione mediatica, sia in tv che sul web, dove i social diventano la vetrina indiscussa di ricette e tipicità. Infatti mai come oggi il cibo è stato fotografato, narrato, talvolta esibito o addirittura idealizzato.
E sempre di food si discuterà anche all'incontro in programma il prossimo 8 aprile al Museo dell'Arte della Lana, nell'Ex Lanificio di Stia, nell'aretino. Un talk show ideato e condotto dal giornalista Gianluca Baccani ed al quale parteciperanno Francesca Rocchi , vice presidente di Slow Food Italia), Simone Fracassi, titolare della macelleria Fracassi ed esperto di cibo e all'imprenditore Alberto Ricci, titolare dell’Apicoltura Casentinese. L’iniziativa è del Centro Creativo Casentino e dell’associazione Prospettiva Casentino e prosegue il percorso avviato con l’evento dedicato al Turismo 2.0, nello scorso novembre. Una discussione off line ma anche online, grazie alla possibilità di commentare in diretta su Twitter, utilizzando l'hashtag #foodeconomy. Il dibattito sarà anche trasmesso in diretta streaming sui nostri portali arezzo.intoscana.it e intoscana.it.
All'incontro sarà presente anche l'autore del libro Food economy. L'Italia e le strade infinite del cibo tra società e consumi", Antonio Belloni che spiega: "Oggi ci troviamo in una congiunzione astrale molto particolare per quanto riguarda l'economia del cibo: da una parte ci sono classi medie che consumano grandi quantità di cibo, soprattutto nei paesi emergenti; dall'altra ci sono i paesi occidentali che spingono sempre di più sulla qualità. Questi due fattori possono offrire grandi possibilità al nostro paese, a patto però che si sappiano sfruttare le opportunità offerte dalle nuove tecnologie. Oggi la comunicazione ha un'importanza fondamentale nella food economy - continua Belloni - e saper calibrare produzione e informazione serve anche per capire l'importanza della registrazione e tutela del marchio, per evitare i danni, sia di fatturato sia di reputazione, provocati dalla diffusione del finto made in Italy”.
Reputation dei prodotti ancor più importante in un'epoca in cui (per fortuna) i consumatori sono più attenti in fatto di cibo e ne vogliono conoscere valori nutrizionali, origine e salubrità. Un pacchetto di dati che hanno un valore crescente e costituiscono una grande fetta di business per chi lo produce, trasforma e distribuisce, ma soprattutto per chi lo racconta e lo porta quotidianamente nelle nostre case. Accanto a questa evoluzione recente, si rafforzano successi economici e contaminazioni del cibo con altri settori, come la moda e il turismo. Un mix di elementi che alimenta la Food Society, dove il cibo è tendenza e linguaggio, facendo degli chef i nuovi guru di una religione alimentare; ma soprattutto, tale da muovere un flusso globale di scambi che genera crescente ricchezza.
"E’ la Food Economy - spiegano gli organizzatori dell'incontro - una grande opportunità per il futuro da analizzare dal locale al globale, dalla ricerca delle radici dei prodotti più sconosciuti e periferici, fino alla diffusione globale consentita dalle infinite potenzialità della rete nel rispetto del percorso avviato".