Esportazioni in crescita, calano le importazioni
Nel 2009 le esportazioni della Toscana in Cina sono infatti cresciute del 29,9% rispetto al 2008 e corrispondono al 10,2% dell’export italiano complessivo verso il mercato cinese. Una performance positiva superiore a quella nazionale (+3,1%) e confermata anche dai dati relativi al primo semestre 2010: +12,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Sono invece diminute del 10,5% le importazioni. Ma anche in questo caso il calo è stato inferiore di quello nazionale (-18,4%).
La Cina compra macchinari, filati, gioielli e prodotti alimentari.
I prodotti toscani più venduti sul mercato cinese sono macchine ed apparecchi meccanici (oltre 320 milioni di euro nel 2009 , +44,8% rispetto all'anno prima), ma anche filati e tessuti (55 milioni), minerali non energetici (37 milioni e 420 mila euro; +56,8%), gioielli (22 milioni e 600 mila euro; +15,9%), prodotti alimentari (19 milioni e 900 mila euro; +38,8%), calzature (oltre 17 milioni di euro; +15,9%) e abbigliamento (oltre 12 milioni e 400 mila euro; +15,4%). Restano invariate, rispetto al 2008 le esportazioni di “Filati e Tessuti” (oltre 55 milioni e 400 mila euro). In forte crescita anche le esportazioni di mezzi di trasporto: +63,8%, per circa 6 milioni e 700 mila euro di merce venduta
La Toscana che investe in Cina
Ad oggi sono 57 le imprese cinesi a partecipazione toscana - pari al 4,9% di tutte le partecipazioni estere toscane -, per un totale di 2668 dipendenti e un fatturato complessivo di 173 milioni di euro.
Come Monnalisa, azienda aretina del settore moda, che ha aperto in joint venture con partner locali 65 negozi in Cina. Oppure la fiorentina Targetti Sankey, specializzata in illuminotecnica, che è presente in Cina da tre anni con la Duralamp spa e le sue controllate, oltre che con la Hangzhou Targetti Lighting Co. Ltd.
Ad Hangzhou da tre anni ha aperto una sede anche la fiorentina Brachi Engineering: mille metri quadri dove vengono eseguiti prove e test di laboratorio.
Anche l'Imer Group ha dal 2009 una filiala a Shangai. I cinesi del fondo Madarin sono invece entrati da poco con il 19% nel gruppo fiorentino Dedalus, leader in Italia nei sistemi informativi clinici della sanità pubblica, nel software per medici e pediatri di famiglia e, soprattutto, nella modellistica per l'inteagrazione ospedale-territorio. Non a caso il sistema sanitario italiano e toscano è diventato un modello per lo sviluppo di quello cinese, sul quale il governo di Pechino ha deciso di investire 750 miliardi di dollari nei prossimi anni.