Nella Basilica di Santa Croce a Firenze si trova il sepolcro di Michelangelo Buonarroti. La tomba fu commissionata dal duca Cosimo I de’ Medici alla morte dell’artista nel 1564. A decorazione del suo sepolcro nel 1572 Giorgio Vasari realizzò la pala ‘Cristo che per la via del calvario incontra la Veronica’. Il dipinto offuscato da una vernice ormai ingiallita ha portato per molti anni i segni della devastante alluvione del ’66, ma grazie al progetto di fundraising ‘In the Name of Michelangelo’ la pala è stata riportata al suo antico splendore.
Per Michelangelo si sono mobilitati 127 ‘donors’ provenienti da tredici paesi diversi, dei quali l’80 per cento provenienti dagli Stati Uniti. La campagna per la raccolta dei fondi è stata attivata nel mese di settembre del 2017 e in pochissimo tempo si sono raggiunte le risorse necessarie per un totale di circa 120 mila euro per la pulitura, le indagini diagnostiche sulla tomba e il restauro della pala d’altare.
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Il restauro è stato condotto da Maria Teresa Castellano formatasi all’Istituto Superiore per la Conservazione e il restauro di Roma. L’intervento, molto complesso, ha visto l’utilizzo di tecniche e materiali di alta tecnologia. Prima di tutto si è eseguito un trattamento di anossia per eliminare gli insetti xilofagi, la cornice e la pala sono state sigillate con sacche di plastica trasparente in cui l’ossigeno è stato gradualmente sostituito con azoto. L’intervento di pulitura è stato selettivo e stratigrafico. L’opera presentava una scarsa leggibilità a causa dell’ingiallimento della vernice protettiva che risale a un intervento degli anni ’70. Sono state dunque messe a punto una serie di miscele differenti per eseguire una pulitura controllata. Questa è stata l’operazione più delicata di tutto il restauro in quanto si è trattato di un’azione non reversibile.
Si è proceduto quindi alla rimozione degli strati che formavano un filtro disomogeneo sulla superficie, in maniera da ristabilire i valori cromatici originari. Le lacune e le abrasioni sono state reintegrate nel pieno rispetto dell’originalità del dipinto. Infine, per la ricollocazione della pala è stata progettata una struttura in ferro composta da due telai uniti da un braccio idraulico che garantirà il controllo termoigrometrico, il mantenimento del supporto e e la pulizia della nicchia dell’altare.
Il restauro ha rivelato particolari interessanti come il volto di Michelangelo e di Rosso Fiorentino e numerose citazioni michelangiolesche come una delle pie donne ripresa dalla Sibilla Libica della Cappella Sistina. Michelangelo è nascosto sotto le sembianze di Nicodemo ma è riconoscibile per la capigliatura ricciuta e per il caratteristico profilo del naso. Un omaggio del Vasari all’amico caro che lui definiva ‘il divino e meraviglioso artista’.
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