Torna ad Asciano lo straordinario Trittico di Badia a Rofeno, una dei capolavori del medioevo senese e della storia dell’arte, realizzata da Ambrogio Lorenzetti.
La ricollocazione e il restauro sono stati presentati il 18 giugno durante una giornata di studio – tenutasi presso la Mediateca Comunale – culminata con una vista guidata al Museo di Arte Sacra di Palazzo Corboli ad Asciano (Siena), una delle 34 perle della Fondazione Musei Senesi, dove l’opera verrà nuovamente esposta al pubblico.
Dopo i saluti del sindaco Roberto Pianigiani, di Gianni Resti - Presidente della Fondazione Musei Senesi, Gabriello Mancini - Presidente della Fondazione MPS e Francesco Abbruzzese - Presidente Lions Club Asciano-Serre-Rapolano-Crete Senesi, si sono tenuti una serie di interventi critici coordinati da Milena Pagni direttrice del Museo. Ha iniziato Mario Scalini, Soprintendente per i Beni Storici Artistici e Etnoantropologici di Siena e Grosseto col tema “In cammino per la valorizzazione dell’arte dei Lorenzetti”.
Quindi Miklòs Boskovitz, ospite d’onore ha trattato la questione: “Trittico di Rofeno: problemi critici” a cui è seguito l’intervento di Cecilia Alessi, della Soprintendenza per i Beni Storici Artistici e Etnoantropologici di Siena e Grosseto su “Ambrogio: le fonti decorative e compositive”.
Marco Ciatti, Direttore del Settore di restauro dei Dipinti mobili dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze ha presentato “Alcune riflessione metodologiche” mentre Ciro Castelli, Mauro Parri, Andrea Santacesaria, dell’Opificio delle Pietre Dure hanno parlato de “Il restauro del supporto ligneo e della cornice cinquecentesca”. Luisa Gusmeroli, Opificio delle Pietre Dure ha affrontato “La pittura del Trittico: tecnica artistica e restauro” infine Roberto Boddi, Sandra Cassi, Settore di Climatologia e Conservazione preventiva dell’Opificio delle Pietre Dure hanno illustrato “Il controllo microclimatico” dell’opera d’arte.
Ed è proprio grazie ad un progetto della Fondazione Musei Senesi e del Comune di Asciano, possible solo grazie al supporto della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, che è stato reso possibile il prestigiosissimo restauro realizzato dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Attribuito per la prima volta ad Ambrogio Lorenzetti dal De Nicola (1912), che lo vide nella sua antica collocazione di Badia a Rofeno, il trittico costituisce una delle più formidabili testimonianze della pittura di questo artista. L’immagine imponente del San Michele Arcangelo, elegantissimo, che lotta con la bestia dalle 7 teste descritta dall'Apocalisse, ebbe una singolare risonanza nelle generazioni di artisti a venire, apprezzato anche per gli azzardati ed accattivanti contrasti cromatici.
Separato per motivi conservativi dalla cornice intagliata da Fra’ Raffaele da Brescia (Brescia 1479-Roma 1539), il trittico ha rivelato la sua struttura primitiva praticamente intatta e il restauro ha permesso di scoprire l’originale cornice trecentesca dipinta secondo uno schema decorativo insolito. Questo impiego così inconsueto trova una sua motivazione nel tentativo, perfettamente riuscito, di armonizzarsi cromaticamente con le tonalità modernissime dell’immagine dell’Arcangelo, a cui del resto si legò anche Fra’ Raffaele nel fondale azzurro, ritrovato nel corso di questo restauro della cornice.
La fortuita scoperta costituisce una tappa fondamentale nella conoscenza delle capacità formali di Ambrogio e dà un senso alla testimonianza del Vasari che documentava per il Polittico di Badia a Rofeno una fortuna critica eccezionalmente vasta.
Oggi l’opera è ricollocata in museo grazie all’allestimento offerto dal Lions Club Asciano-Serre-Rapolano-Crete Senesi.