Vincenzo Rabito, un siciliano nato alla fine dell'800, dopo una vita da analfabeta, ha inventato una lingua e lasciato un’autobiografia di oltre mille pagine. Le sue memorie sono state premiate nel 2000 a Pieve Santo Stefano, in occasione del concorso diaristico nazionale. Giulio Einaudi Editore le ha pubblicate con il titolo TERRA MATTA, facendone uno straordinario caso editoriale.
Nel 2012 Terramatta è diventato un film, firmato dalla documentarista Costanza Quatriglio, presentato al Festival di Venezia 2012, dove ha vinto il premio “Civitas Vitae - Rendere la longevità risorsa di coesione sociale”. Un evento speciale della Mostra del Cinema di Venezia, attribuito a un regista o interprete capace di veicolare un'immagine al di fuori degli schemi di una persona longeva. Ecco la motivazione: “Riscrivendo il diario d’Italia dell’analfabeta siciliano Vincenzo Rabito (1899-1981) con l’alfabeto del cinema, Costanza Quatriglio ricorda con fascino visivo e pregnanza poetica la preziosa eredità della longevità: non un exemplum morale a senso unico, ma un ineludibile chiaroscuro etico, da cui trarre gli insegnamenti per non compiere gli errori dei padri e dei nonni”.
Dopo la presentazione al Premio Pieve 2012, il film viene proiettato a Odeon Firenze, in anteprima nelle sale, domenica 30 settembre, alle ore 20.30, alla presenza della regista.
Quella di Vincenzo Rabito è una lingua inventata, né italiano né dialetto, musicale ed espressiva come quella di un cantastorie. Nato nel 1899, l’analfabeta siciliano racconta il Novecento attraverso migliaia di fitte pagine dattiloscritte, raccolte in quaderni legati con la corda. Dall’estrema povertà al boom economico, è un secolo di guerre e disgrazie, ma anche di riscatto e lavoro. Il punto di vista inedito è quello di un "ultimo" che, scrivendo la propria autobiografia, rilegge la storia d'Italia in una narrazione appassionata e travolgente che emoziona e commuove, obbligando a fare i conti con verità contraddittorie e scomode.