É uno strumento per uscire dalle barriere, oggettive e soggettive, per dare sfogo al proprio talento, per scoprirlo. Un modo per veicolare la socializzazione, per favorire l'incontro tra paesi e culture diverse, spesso presenti nei luoghi di detenzione. Il teatro può costituire la chiave espressiva per ritrovare sé stessi, per crescere individualmente, là dove manca la libertà. Questo è un messaggio importante anche per chi lo riceve all'esterno, per consentire un avvicinamento, un legame, altrimenti impossibili da creare».
L'assessore alla cultura Cristina Scaletti ha partecipato oggi alla sessione pomeridiana della seconda giornata di 'Art and culture in pr ison', nel Giardino degli Incontri di Sollicciano. 'Art and culture in prison' offre una serie di iniziative, in programma fino a domani, con lo scopo di dar voce alle varie esperienze artistiche e culturali realizzate nei luoghi di detenzione. Il progetto, finanziato dalla UE e coordinato dalla Fondazione Michelucci, vede il coinvolgimento, oltre che della Regione, del Manchester College e del Prison Arts Foundation (Regno Unito), della Berliner Literarische Aktion (Germania) e del Dipartimento di Giustizia del Governo Autonomo della Catalogna (Spagna).
La Toscana è l'unica Regione in Italia in cui esiste, e trova pieno supporto istituzionale, un progetto per coordinare in rete le attività artistico-culturali sviluppate all'interno dei vari istituti penitenziari. 'Teatro in carcere', il nome del progetto, ha preso il via nel 1999 ed attualmente raggruppa le esperienze realizzate nei carceri di Arezzo, Empoli, Firenze, Livorno, Massa, Massa Marittima, Pisa, Pistoi a, Prato, San Gimignano, Siena, Volterra e Porto Azzurro. Il carcere quindi non soltanto come luogo di pena e sofferenza ma come strumento di effettivo reinserimento sociale. L'espressione culturale è elemento per far emergere il talento, per favorire l'arricchimento personale, per valorizzare le proprie competenze, in vista del momento in cui verrà abbandonata la misura restrittiva e ci si troverà di nuovo a confronto con la realtà di tutti i giorni. A questo proposito merita anche ricordare la serie di protocolli, siglati ad inizio 2010 con il Ministero di Giustizia, che ridefiniscono in maniera complessiva una serie di aspetti legati all'universo carcerario. Tra i quali anche quelli legati alla cultura.
Il coordinamento, nato nel 1999, è il punto di incontro tra esperienze ed istituzione, il 'luogo' in cui, in questi anni, sono state individuare esigenze, problemi, opportunità di realtà artistiche spesso uniche, come ad es empio quella della Compagnia della Fortezza nel carcere di Volterra.