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Tartufo della Toscana, bianco e nero: serve la tracciabilità

Il comparto che vale 10-12 mlioni di euro all'anno al centro del convegno a San Giovanni d'Asso, dove è in corso la Sagra del Tartufo Marzuolo delle Crete Senesi

/ Redazione
Sab 12 Marzo, 2016

Istituire un procedimento per la tracciabilità del tartufo, che dia certezze ai consumatori sulla sua provenienza. Questa la proposta avanzata oggi dal'assessore regionale all'agricoltura Marco Remaschi che è intervenuto agli stati generali del tartufo toscano a San Giovanni d'Asso, il borgo senese dove in questo weekend si tiene la Sagra del Tartufo Marzuolo delle Crete Senesi.

L'assessore Remaschi ha spiegato che "così come è avvenuto per tanti altri prodotti di alta qualità della nostra regione dobbiamo iniziare a studiare insieme il percorso per arrivare ad una Dop unica o una Igp che garantiscono la provenienza del prodotto e la sua genuinità" indicandoli come "i migliori strumenti per eliminare frodi e contraffazioni".

La Toscana conta numerose specie di tartufi, tra le quali le più note sono bianco, bianchetto e nero. Sei sono le zone riconosciute di provenienza (Casentino, Colline Sanminiatesi, Crete Senesi, Mugello, Valtiberina e Maremma Grossetana), con 11 associazioni di raccoglitori e circa 4 mila tartufai.

Il valore della produzione tartufigena in Toscana raggiunge i 10-12 milioni di euro. "La strada della Dop unica, magari divisa in sei sottozone, cioè quelle già riconosciute dalla Regione, è quella più affascinante" ha aggiunto il presidente dell'associazione Tartufai Senesi Paolo Valdambrini.