La Toscana della solidarietà si è stretta intorno alla Francia dopo i tragici attentati di Parigi e adesso guarda alle misure di sicurezza da mettere in atto sul territorio, per aumentare la protezione intorno agli obiettivi sensibili ma non solo.
A Firenze saranno rafforzati i controlli, con un impiego maggiore degli agenti della forze speciali di polizia, dei carabinieri e anche dei militari dell'esercito: secondo quanto deciso alla riunione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, che si è tenuta questa mattina in Prefettura, le richieste dei rinforzi partiranno oggi stesso per Roma. L’allerta è alta per i consolati, in particolare quello francese, i monumenti storici e in generale tutta l’area del centro. Forse saranno installati nuovamente i metal detector a Palazzo Vecchio, in particolare in vista del vertice Nato che si terrà qui il 25 e il 26 novembre.
Tutte procedure di prevenzione perché comunque, come ha dichiarato il prefetto Alessio Giuffrida, “non abbiamo, e lo confermo ancora una volta, evidenze immediate di situazioni di pericolo che coinvolgano Firenze. Non possiamo nemmeno sottovalutare niente, ma noi ce la mettiamo tutta e la situazione è per ora assolutamente sotto controllo”.
Per fare il punto su questa nuova stregia della paura adottata dai terroristi del sedicente Stato Islamico e su come non solo l’Italia, ma anche noi cittadini, possiamo reagire alla paura, abbiamo intervistato Sabrina Magris, presidente dell’École Universitaire Internationale, uno dei più importanti istituti mondiali nel settore dell’antiterrorismo che ha sede a Firenze, Roma e Parigi.
“Purtroppo il cambio di strategia che abbiamo visto in atto a Parigi consiste nell’attaccare contemporaneamente più luoghi, così da destabilizzare le forze dell’ordine costrette a disperdere le forze, luoghi che non sono solo punti sensibili ma bersagli casuali, imprevedibili. Si è mescolata la tecnica della guerraglia all’utilizzo del martirio, ecco perché il potenziale lesivo è ancora più alto e il numero dei morti è elevatissimo.”
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Questa tecnica, chiamata dagli esperti del “lupo solitario strutturato”, rende più difficile prevedere gli attacchi però si può combattere allargando il cerchio delle indagini. “Non si può anticipare l’atto finale, bisogna lavorare per intercettare tutte le mosse che lo precedono – spiega la dottoressa Magris – attentati come quelli di Parigi richiedono un livello organizzativo assolutamente alto, necessità di armi, esplosivi, e anche di conoscere bene le zone, vuol dire che ci sono molte persone coinvolte oltre ai terroristi che si fanno saltare in aria: dobbiamo aumentare il controllo e l’osservazione sul territorio per cercare di cogliere le tracce di questa rete”.
Anche l’Italia e la Toscana sono a rischio, principalmente Roma in vista del Giubileo ma anche i luoghi che hanno un valore non solo simbolico ma dove si possono anche riunire molte persone, come la Torre di Pisa o i mumenti dei centri storici.
A parte combattere per non farci sopraffare dalla paura, noi cittadini comuni possiamo fare qualcosa? “Il singolo cittadino può aiutare le forze dell’ordine nell’osservazione capillare del territorio, notando movimenti strani, eventuali sospetti, tutta quella regia sotterranea che sta dietro ad attacchi come quelli di Parigi.”