Ascoltare, coprogettare, sperimentare i prototipi e poi, fatte tutte le valutazioni del caso, diffondere altrove il modello. A Milano, dove in questi giorni si svolge Sharitaly, che dal 2013 è il più importante evento in Italia sull'economia della collaborazione e della condivisione, la giunta toscana ha presentato #CollaboraToscana, che più che una sharing economy si potrebbe dire è una pooling economy.
"L'idea è infatti più quella di puntare a fare insieme anziché al mero uso condiviso di un medesimo bene o servizio da parte di più utenti" spiega l'assessore alla partecipazione e alla presidenza della Toscana Vittorio Bugli. Si punta più sull'azione in pool e sulla generazione e rigenerazione di nuove risorse che sul consumo condiviso di quelle esistenti. La collaborazione diventa così il terzo pilastro di un governo aperto, un modo nuovo di costruire le decisioni pubbliche, un modo diverso di organizzare ed erogare risposte ai bisogni e alle sfide che la società propone. E non a caso forse tutto questo succede in Toscana, che nel 2007 è stata la prima Regione in Italia a dotarsi di una legge, poi rinnovata nel 2013, per aiutare cittadini e associazioni a partecipare alle scelte delle istituzioni.
"Il percorso intrapreso nei mesi scorsi - racconta Bugli - ci ha permesso di individuare dodici misure che diventeranno altrettanti prototipi di sperimentazione su varie politiche, dalle infrastrutture e la mobilità alla governance pubblica, dai beni ai servizi". Prima il confronto e i bisogni, poi la norma: l'idea, che è in sé una rivoluzione nella pubblica amministrazione, è in fondo questa. Un modo che aiuta a mettere a sistema lo spontaneismo di tante pezzi attivi (ma diversi tra loro e a volte lontani ) della comunità, a partire dal farli sedere tutti attorno ad un tavolo come è stato con i quattro workshop di incontro e 'mescolamento' organizzati di recente dalla Regione.
Tra le dodici possibili sperimentazioni selezionate dalla Regione ci sono modelli di car pooling di comunità, dove accanto ai cittadini che mettono in condivisione il proprio mezzo per andare a lavoro sono protagoniste le associazioni di trasporto sociale; ci sono modelli di imprese e cooperative per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili; si lavora per creare reti capaci di far rivivere e magari gestire beni e spazi urbani dismessi, ma ancora capaci di creare occupazione e coesione. Si discute, guardando anche ad esempi oltre i confini regionali, di laboratori aperti e spazi ibridi dove imprese tradizionali, start up, innovatori, università, pubblica amministrazione e terzo settore possano trovare occasione di contaminazione. E poi ancora, per citare qualche altro filone, la promozione del territorio e le economie agricole di filiera, la casa e il welfare. Il tutto, appunto, in chiave collaborativa.
Per informazioni:
http://open.toscana.it/web/collabora-toscana