Enogastronomia/ARTICOLO

Scoprire l'Italia attraverso il vino Enoteca Italiana, idee per l'Expo

L'amministratore Paolo Benvenuti: "Non puntare solo alla commercializzazione, tralasciando i veri valori che il vino esprime"

/ Redazione
Lun 4 Agosto, 2014

Dopo la presentazione -avvenuta nei giorni scorsi - del padiglione sul vino del Ministero delle politiche agricole all’Expo 2015 di Milano, si riapre il tema cruciale della comunicazione del prodotto vino all'Esposizione Universale. Così Enoteca Italiana, con sede a Siena, lancia- in una nota - idee e proposte per  presentare al mondo un prodotto simbolo della cultura e dell’economia italiana.

Il ministro Maurizio Martina e l’architetto Italo Rota hanno presentato a Roma gli spazi straordinari di un padiglione dove il visitatore potrà immergersi in un percorso che si articolerà in esperienze visive, olfattive, gustative e sonore. Ci saranno 50mila litri di vino che vibrano e profumano, giochi interattivi, una foresta di chicchi parlanti e una biblioteca con più di mille vini da apprezzare, leggere, capire e ricordare. Una grotta di viti all’uscita ricorderà le piante che hanno generato la cultura europea.

"Bene. Nessuno mette in discussione le capacità tecniche di un valido architetto, o quelle organizzatrici di Verona Fiere, che gestirà lo stand - fa sapere Enoteca Italiana - Il problema è un altro: come condurre tutti questi investimenti e “effetti speciali” al rapporto tra vino, territorio, tradizioni, stili di vita, paesaggi. La comunicazione per l’Expo (e in generale, quella del mondo del vino) punta alla commercializzazione, tralasciando i veri valori che il mondo del vino esprime. Vendere va bene, ma non lo si può fare in maniera superficiale, omologando gusti, prodotto".

“La vetrina dell’Expo – osserva ancora Paolo Benvenuti, amministratore unico di ’Enoteca italiana - farebbe un buon servizio all’Italia se favorisse, attraverso il vino, la scoperta dei territori”. L’impostazione del padiglione dell’Expo, fa sorgere altri dubbi: è giusto che sia utilizzato per vedere vino? E chi seleziona quelle mille etichette annunciate? Vincerà il blasone di qualche grande nome oppure la vera qualità? E poi, perché prevedere una “biblioteca del vino” e non un’enoteca?".

“In Italia – aggiunge poi l'amministratore– abbiamo un patrimonio unico al mondo, quello delle Enoteche pubbliche regionali. Perché non viene valorizzato proprio all’Expo?” Per comunicare valori culturali e legami con il territorio esiste un’associazione delle Città del vino, che raccoglie quasi 600 comuni; è c’è un ente pubblico di promozione dei vini, istituito per decreto regio nel ’33, che ha originato lo stesso Vinitaly. Basti citare il nostro Atlante dei territori del vino italiano – osserva Benvenuti – appena pubblicato, e che dimostra lo sforzo in atto per raccontare un mondo affascinante, complesso, con una precisa geolocalizzazione di vitigni rari. Non vogliamo fare una difesa corporativa di enoteche e associazioni pubbliche: chiediamo di mettere a disposizione la loro autorevolezza in fatto di cultura vitivinicola”. Ci sono ancora le condizioni, insomma, per legare il padiglione del vino italiano all’Expo a una narrazione più complessa e profonda. Il timore è, invece, di lanciare un’immagine fine a se stessa, priva di contenuti. L’Italia – chiosa infine Paolo Benvenuti è dei contadini e di quelle aziende che, con il loro amore per il territorio, hanno creato prodotti straordinari, meritando rispetto e attenzione”.

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