La più famosa e importante antropologa americana Helen Fischer sostiene da anni che l'amore è come una droga che crea dipendenza. L'innamoramento sarebbe insomma uno stato emotivo che provoca reazioni simili a quelle della cocaina, dall'eroina o dal gioco d'azzardo. Adesso una ricerca dell'Università di Pisa sembra dimostrare scientificamente questa tesi: innamorarsi modifica la biologia del cervello.
Lo studio è uscito sulla rivista americana "CNS spectrums", è intitolato "Decreased lymphocyte dopamine transporter in romantic lovers", ed è stato realizzato dal gruppo guidato dalla dottoressa Donatella Marazziti dell'unità operativa Pschiatria 1 universitaria, diretta dalla professoressa Liliana Dell'Osso.
Con questo lavoro i ricercatori hanno infatti dimostrato l'aumento di un neurotrasmettitore, la dopamina, nel cervello degli innamorati. Il coinvolgimento di tale sostanza era già stato indirettamente dimostrato da studi di risonanza nucleare magnetica funzionale che avevano evidenziato come, negli innamorati, funzionino maggiormente le aree cerebrali che usano la dopamina. Il gruppo della dottoressa Marazziti ha invece dimostrato direttamente che la dopamina è a concentrazioni più alte negli innamorati.
Questa modificazione della dopamina sarebbe alla base della gioia, dell’aumento di energia, del desiderio di unione psichica e sessuale con l’altro e, in generale, del piacere legato alla relazione. Queste alterazioni di neurotrasmettitori importanti quali la serotonina e la dopamina potrebbero però anche spiegare come talvolta la relazione affettiva possa trasformarsi in una fase di vita rischiosa per alcuni individui più fragili, al punto da scatenare vere e proprie patologie psichiatriche o disturbi comportamentali quali lo stalking e l'aggressività auto e eterodiretta.
“Non ci sono dubbi – spiega la dottoressa Marazziti (nella foto a destra) - che l’innamoramento sia un forma transitoria di follia. Analizziamo bene cosa ci succede quando siamo innamorati. Siamo costantemente su di giri, spesso euforici, o alterniamo momenti di gioia ad altri di sconforto estremo se il partner ci tiene sulla corda, il pensiero è costantemente rivolto all’altro che trasfiguriamo come l’essere più straordinario che esista sulla faccia della terra. Perdiamo interesse nelle attività quotidiane che ci sembrano tutte inutili e banali, dato che il nostro unico interesse è stare con l’altro, e come e dove rivederlo”.
Già vent’anni fa la dottoressa Marazziti aveva dimostrato che esiste una modificazione biologica negli innamorati, vale a dire una riduzione della serotonina, uno dei principali messaggeri chimici del cervello, che funziona un po’ come un freno inibitore nel cervello. La riduzione della serotonina negli innamorati è simile a quella rilevata in tanti pazienti con disturbo ossessivo-compulsivo, ed è stata infatti collegata dalla psichiatra a quella particolare modalità di pensiero “ossessivo” focalizzato sul partner che, secondo gli psicologi, sembra la caratteristica più specifica dell’innamoramento. Molti altri studi hanno confermato modificazioni neurobiologiche nei soggetti innamorati, come un aumento delle neurotrofine, o attivazione di specifiche aree cerebrali. Il gruppo di Pisa ha continuato a lavorare su questi percorsi di ricerca e successivamente ha riscontrato alterazioni di vari ormoni negli innamorati, e correlazioni tra ossitocina, gelosia e stili di attaccamento romantico.