Salute/ARTICOLO

Sclerosi multipla, da piccoli colpisce l’intelletto

Se la malattia si presenta durante l’infanzia ad essere maggiormente danneggiate sono le funzioni cognitive, anziché quelle motorie. Lo studio fiorentino su Neurology

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
ospedale medico dottore
La sclerosi multipla infantile causa inizialmente maggiori danni all’intelletto piuttosto che alle funzioni motorie. Lo rivela uno studio condotto da Maria Pia Amato, professore associato di Neurologia presso l’Università di Firenze e responsabile del Settore Sclerosi Multipla della SOD Neurologia I dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi di Firenze, pubblicato martedì scorso sulla rivista medica Neurology. Per questo studio Maria Pia Amato ha coordinato 11 tra i più importanti centri per la sclerosi multipla in Italia.

I risultati sono stati sorprendenti: a fronte della stabilizzazione della malattia per quel che riguarda le capacità motorie, i bambini affetti da sclerosi multipla hanno maggiori probabilità di avere basso quoziente intellettivo, problemi di memoria, di attenzione e di altre funzioni cognitive come il linguaggio, con impatto negativo sul rendimento scolastico e sulle attività sociali
 
La ricerca fa seguito ad una precedente pubblicazione, uscita due anni fa sempre su Neurology, che evidenziava un aspetto finora non conosciuto della sclerosi multipla infantile, la capacità di colpire oltre alle funzioni motorie anche le funzioni intellettive, tra cui il linguaggio, in genere risparmiato nell'adulto. Ora lo stesso gruppo di ricercatori pubblica il risultato del controllo a due anni di distanza: 63 bambini e adolescenti con sclerosi multipla sono stati confrontati, dal punto di vista neuropsicologico, con 50 coetanei sani e il paragone ha messo in evidenza una dissociazione tra la progressione della disabilità più propriamente fisica, che è stata minima nei 2 anni, e l’incremento della disabilità cognitiva, che ha coinvolto invece la maggior parte dei pazienti, il 75%.

“Siamo abituati a pensare – afferma Maria Pia Amato - che, nell’età evolutiva, la plasticità cerebrale e le capacità di recupero siano più efficienti rispetto all’età adulta. Lo studio suggerisce invece che la plasticità di un sistema nervoso centrale ancora immaturo e in fase di sviluppo possa non essere sufficiente a compensare il danno anatomico prodotto dalla malattia”.
 
La sclerosi multipla, che si manifesta durante l’infanzia e l’adolescenza nel 2-5% dei casi, generalmente insorge in età adulta in cui, al contrario di quanto osservato nell’età evolutiva, i deficit cognitivi, presenti in circa la metà dei casi, pur con grande variabilità inter-individuale, sono generalmente lievi e tendono a evolvere in un lungo arco temporale.

I risultati dello studio, la cui portata innovativa viene sottolineata in un editoriale dello stesso Neurology, aprono una nuova prospettiva nella gestione della sclerosi multipla pediatrica. “Naturalmente solo studi a più lungo termine saranno in grado di stabilire l’esito definitivo – afferma Amato - abbiamo già programmato un’ulteriore estensione della ricerca. Questi risultati, comunque, suggeriscono nella pratica clinica la necessità di una maggiore attenzione alle funzioni cognitive, anche quando la malattia sembra essere in fase di stabilizzazione, al fine di orientare le strategie di ‘counseling’ e riabilitazione e le scelte terapeutiche”.