Cultura/ARTICOLO

"Scatti liberi" della mente Fotografia stenopeica a Firenze

Apre i battenti alla Basilica del Palazzo di Giustizia la mostra realizzata dagli ospiti dell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Montelupo Fiorentino: sarà possibile visitarla fino al prossimo 10 gennaio 2015

/ Redazione
Gio 25 Settembre, 2014

Una mostra fotografica che racconta l'animo umano e che indaga nelle trame della mente, scava nel profondo del cuore. Si chiama "Scatti Liberi" e apre i battenti quest'oggi a Firenze, negli spazi della Basilica del Palazzo di Giustizia (visitabile fino al 10 gennaio 2015). Ad "armarsi" di macchina fotografica sono stati gli ospiti dell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Montelupo Fiorentino che hanno raccontato la loro vita e le proprie emozioni con uno scatto impresso poi sulla carta fotografica. 

Una mostra a bassissimo costo visto che gli autori hanno utilizzato i principi della fotografia stenopeica. In sostanza si tratta di un procedimento che - sfruttando il principio della camera oscura per la riproduzione di immagini - permette di realizzare  macchine fotografiche con materiali poveri e facilmente reperibili da tutti come cartone o legno. Il segreto è nascosto nel piccolo foro che, posizionato al centro di un lato della fotocamera, funge da obiettivo.

"Questa tipologia  di materiali - sottolineano gli organizzatori in una nota - ha reso possibile attuare un corso di fotografia  anche in una struttura penitenziaria,  permettendo ad un considerevole numero di  ospiti di parteciparvi, realizzando  al contempo una propria macchina fotografica". 

La mostra "Scatti Liberi" nasce infatti dal corso che si è tenuto all'interno della struttura psichiatrica, promosso e condotto dall’Associazione” Lupi del Monte” e dalla “Cooperativa  Minerva”

L’allestimento dell'esposizione è  stato studiato per armonizzarsi con le geometrie dello spazio assegnato, dando visibilità alle fotografie, raccolte in due macrogruppi, e riproducendo uno spazio del giardino dell’OPG dove sono state scattate alcune delle foto esposte. Le foto sono corredate da didascalie, frutto della sensibilità e delle emozioni dei ricoverati stessi che le hanno visionate. "Didascalie che - spiegano i curatori della mostra - non sono una spiegazione ma piuttosto un atto di condivisione di sentimenti, storie ed emozioni".