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Sant’Anna: test ai ciclisti distinguono cardiopatia e cuore d’atleta

L’ipertrofia cardiaca presenta caratteristiche simili, ma dagli esisti diversissimi, rispetto ai cuori degli atleti allenati alle gare di resistenza

/ Redazione
Mar 24 Novembre, 2015
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Cuore d’atleta o cardiomiopatia ipertrofica? Due condizioni in cui il cuore ipertrofico (vale a dire quello in cui le pareti del ventricolo sinistro presentano un aumento di spessore) assume un significato clinico completamente diverso: benigna la prima, frutto del fisiologico adattamento del sistema cardiovascolare all’allenamento di endurance, che presuppone capacità di resistenza su tempi e percorsi particolarmente impegnativi; potenzialmente letale (e spesso asintomatica) la seconda – una vera e propria malattia genetica del muscolo cardiaco, che provoca progressivo incremento del suo spessore.

Purtroppo non è sempre facile fare una corretta diagnosi del cuore ipertrofico e un semplice ecocardiogramma può non bastare a distinguere le due condizioni. Proprio per questo l’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna, in collaborazione con la Fondazione Toscana “G. Monasterio” e con l’Istituto di medicina dello sport della ASL 2 Lucca, ha avviato uno studio per cercare di identificare le caratteristiche del cuore d’atleta che consentano una più accurata diagnosi mediante la correlazione tra i dati morfologici ottenuti con la risonanza magnetica cardiaca e quelli ottenuti con il test cardiopolmonare. A questo scopo saranno studiati 15 atleti professionisti della squadra ciclistica pistoiese Southeast Pro Cycling Team, che partecipano alle maggiori competizioni internazionali.

Lo studio mette insieme diverse competenze – dalla medicina dello sport, alla risonanza magnetica cardiaca, alle valutazioni integrate cardiopolmonari dell’atleta – e intende definire, attraverso sequenze di risonanza magnetica innovative, le caratteristiche tissutali del miocardio dell’atleta di endurance per confrontarle con quelle di pazienti affetti da cardiomiopatia ipertrofica, così da identificare i tratti peculiari delle due condizioni”, commenta Claudio Passino, docente di malattie dell’apparato cardiovascolare alla Scuola superiore Sant’Anna e coordinatore della ricerca.