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Santa Croce, tornerĂ  visibile la cappella di Agnolo Gaddi

GUARDA LE FOTO Si vedrà interamente solo tra un anno il grande affresco de la Leggenda della Vera Croce nella cappella maggiore della Basilica di Santa Croce a Firenze

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
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Prima, infatti, con il restauro appena terminato ad opera dell'Opificio delle Pietre Dure, i visitatori potranno fare un viaggio indietro nel tempo e tornare sui ponteggi, chiaramente più moderni e sicuri di quelli allestiti da Agnolo Gaddi nel 1380, e vedere da vicino l'opera di questo artista fiorentino e della sua bottega, incaricati da uno dei signori di Firenze, Jacopo degli Alberti, di abbellire la basilica.
Un restauro quanto mai necessario, è stato spiegato da Maria Rosa Lanfranchi, capocantiere, visto che l'ultimo intervento risaliva all'immediato dopoguerra, tra il 1946 e il 1947, ad opera della ditta Bellini, e gli 850 metri quadri dell'affresco presentavano un avanzato stato di degrado dovuto agli agenti atmosferici e alla struttura architettonica della cappella che non preserva le pareti né dal caldo né dal freddo. E tra i tanti personaggi rappresentati da Agnolo Gaddi, i visitatori avranno 40 minuti di tempo, tanto durerà la visita, per scoprire il presunto volto di Giotto, il maestro di Taddeo Gaddi, padre dell'autore dell'affresco e per questo da lui chiamato 'nonno'.
"Oggi restituiamo a tutti quella che è certamente una pietra miliare della pittura gotica", ha detto la soprintendente Cristina Acidini. E sempre passeggiando sui ponteggi sarà possibile cercare il volto di Amedeo Bellini, con tanto di occhiali, e di un altro restauratore probabilmente della sua ditta, lasciati quasi certamente durante l'ultimo restauro insieme ad un fascio littorio: "Bellini era noto per essere stato molto vicino al fascismo", ha detto Cecilia Frosinini, direttore del settore restauro pitture murali dell'Opificio.
I lavori sono costati, come ha ricordato la presidente dell'Opera di Santa Croce Stefania Fuscagni oltre 2 milioni e 262mila euro. Di questi 1 milione e 130mila euro sono stati versati dal mecenate giapponese Tetsuya Kuroda, attraverso l'Università di Kanazawa, e metà dall'Opera di Santa Croce. Alla presentazione dei restauro oggi non c'erano rappresentanti giapponesi. Il perché lo ha spiegato il professor Takaharu Miyashita, dell'Università di Kanazawa, in una lettera nella quale ricorda che a causa del terremoto, dello tsunami e del rischio nucleare, "per i giapponesi non è il momento giusto per festeggiare". Convinto che come dopo la Seconda Guerra mondiale il Giappone, "saprà uscire dall'incubo", il professore rimanda a una cerimonia da tenersi a giugno alla quale, assicura, sarà presente anche il mecenate Kuroda. "E di mecenati - ha concluso Acidini - ne servirebbe almeno un altro che ci consentisse di pubblicare un libro sui lavori e su quest'opera" con la pubblicazione di una parte delle migliaia di foto raccolte, insieme ai video, in questi anni da 'Culturanuova' dell'architetto Massimo Chimenti.



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