Cultura/ARTICOLO

Ruskin e il fascino di Ilaria del carretto

Il grande critico a confronto con l’opera immortale di Jacopo della Quercia

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013

Quando John Ruskin (1813-1900) soggiornò a Lucca intorno al 1840, l’antica repubblica appariva come una delle migliore espressioni del gotico italiano, esempio di una civiltà unitaria che il futuro professore di storia dell’arte a Oxford contrappose spesso a quella industriale. Ruskin, che con le sue memorie ebbe il merito di trasmettere ai connazionali le suggestioni dell’arte italiana, si innamorò delle figura dormiente di Ilaria del Carretto, opera di Jacopo della Quercia, realizzata tra il 1406 e il 1407 nella cattedrale di San Martino, su commissione del marito Paolo Guinigi. In una lettera al padre, il giovane critico anglosassone descriveva così il celebre monumento funebre: “Ella giace su un semplice cuscino, con un segugio ai piedi. La veste, di foggia medievale, è assai modesta; attillata alla maniche e chiusa al collo, le ricade sul petto in finte pieghe. Il capo è cinto da una fascia con tre fiori a forma di stella, ed i capelli sono acconciati alla maniera della Maddalena, con un’ondulazione che si nota appena là dove sfiorano la guancia e nient’altro. Non ha le braccia conserte, né le mani congiunte o levate. Le braccia sono adagiate dolcemente sul corpo, e le mani si congiungono nell’atto di abbassarsi. Il morbido drappeggio scende fino ai piedi, celando quasi il segugio. Impossibile esprimere l’incomparabile leggiadria delle labbra e degli occhi chiusi, o la solennità della morte, il cui marchio è impresso sull’intera figura. Ci si aspetta ad ogni istante, o meglio, sembra di assistere ad ogni istante, al momento estremo del trapasso.”