Risparmiare sulle utenze domestiche relative all’energia è diventata una questione prioritaria per milioni di consumatori italiani. La difficile situazione economica che stiamo vivendo ha infatti messo in difficoltà numerose famiglie, nelle quali magari uno dei genitori ha perso il lavoro o è in cassa integrazione. Per cercare di ridurre i costi, occorre innanzitutto scegliere un contratto vantaggioso per la fornitura di energia. Per fare ciò i consumatori hanno a disposizione anche i comparatori online, ovvero siti che si occupano di confrontare le offerte dei vari operatori del settore per poi selezionare per noi le più convenienti. In questo modo, trovare il fornitore di energia elettrica più conveniente, piuttosto che del gas, richiederà soltanto pochi minuti.
Un altro modo per risparmiare sulla spesa per l’energia consiste nell’effettuare lavori di ristrutturazione del proprio immobile finalizzati a migliorarne l’efficienza energetica. Si tratta però di interventi che hanno un loro costo, nonostante le agevolazioni fiscali previste, ed è pertanto comprensibile che molti Italiani non se la sentano di realizzarli. Ma non devono essere solo le famiglie a impegnarsi, anche economicamente, per la riduzione dei consumi e il risparmio energetico, è opportuno che anche lo Stato faccia la sua parte, proseguendo gli incentivi fiscali o garantendo fondi ad hoc. Proprio il 4 aprile 2014, infatti, il Consiglio dei Ministri ha varato un decreto legislativo in tema di efficienza energetica che unitamente ad altri interventi, recepisce la direttiva Ue che prescrive il taglio del 20% dei consumi di energia primaria entro il 2020.
Il decreto legislativo prevede la creazione di un plafond da 800 milioni di euro da qui al 2020 per la riqualificazione energetica di immobili della Pubblica Amministrazione, di edifici residenziali e per l'efficienza delle imprese "energivore". Tutti i lavori necessari a soddisfare la legge saranno realizzati anche grazie al Fondo nazionale per l'efficienza energetica del ministero dello Sviluppo economico che potrà sia porsi come garante per l’erogazione di un prestito sia erogare direttamente il finanziamento.
Di questa cifra importante ben 355 milioni di euro sono un contributo a fondo perduto destinato al miglioramento dell’efficienza degli immobili della PA (esclusi però colpevolmente scuole e ospedali); sono esclusi dall’obbligo di abbassamento dei consumi energetici gli immobili inferiori a 500 mq (a partire dal 9 luglio 2015, tuttavia, il limite scenderà a 250 mq), quelli vincolati e i luoghi di culto. La direttiva Ue, in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi di efficienza, prevede anche l’attivazione di procedure di infrazione.
Questo è uno dei motivi che ha spinto il Governo a dedicare e per questo il provvedimento dedica molta attenzione straordinaria al monitoraggio dei risultati ottenuti: sarà l’Enea a raccogliere ogni anno i dati sui consumi degli edifici della PA. Degli 800 milioni, altri 350 arriveranno dal Fondo rotativo del Mise e saranno destinati a finanziare interventi per il miglioramento dell’efficienza energetica di edifici residenziali, tra cui gli appartamenti di edilizia popolare, da parte di Esco e varie imprese.
Altri 7 milioni serviranno per azioni di informazione e formazione, mentre le piccole e medie imprese saranno incoraggiate a diminuire i consumi energetici tramite cofinanziamenti per 70 milioni. Le grandi imprese e le aziende “energivore”, al contrario, saranno obbligate ad adottare un audit energetico entro il dicembre 2015.
Ridurre i consumi permetterà allo Stato e alle Pubbliche Amministrazioni di ridurre i costi energetici e risparmiare sul lungo periodo, considerando il consumo energetico degli edifici pubblici è pari al 18% di quello generale dello Stato. D’altra parte il grande numero di interventi ricostruttivi che sarà necessario fare consentirà di sviluppare posti di lavoro nel settore edilizio e della riqualificazione energetica, oltre che favorire tutte le aziende, sempre di più, che si occupano di questi lavori di miglioramento degli immobili.