Risolta la crisi del pomodoro in Toscana. L'accordo, che permette agli agricoltori toscani di avere la certezza del ritiro totale della produzione è stato raggiunto con Italian Food Spa, lo stabilimento di Venturina del gruppo Petti. La sigla è avvenuta oggi nella sala Endimione di palazzo Strozzi Sacrati a Firenze. Presente l'Amministratore delegato dell'azienda, Pasquale Petti, il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi e l'assessore all'agricoltura Gianni Salvadori. L'intesa è stata ufficializzata davanti ai rappresentanti delle associazioni degli agricoltori: Cia, Coldiretti e Confagricoltura.
La Toscana è la prima regione in Italia che riesce a risolvere il problema e garantire il ritiro di tutta la produzione. La “crisi del pomodoro” in Toscana era scoppiata una decina di giorni fa. A lanciare l'allarme erano stati gli assessori provinciali all'agricoltura delle 5 province toscane interessate alla produzione di pomodoro da industria: Arezzo, Siena, Grosseto, Pisa e Livorno, e dalle associazioni degli agricoltori: Cia, Coldiretti, Confagricoltura.
Immediata la risposta della Regione con l'assessore all'agricoltura Gianni Salvadori che si è fatto carico del problema rassicurando i produttori “non vi lasceremo soli” ed ha subito iniziato un'azione politica a 360 gradi.
La prima riunione d'urgenza era stata tenuta in Regione il 25 agosto scorso. Ne era venuto fuori il quadro della situazione: 200 mila le tonnellate di pomodoro prodotte in Toscana, delle quali 150 mila lavorate sul territorio regionale. Le rimanenti 50 mila tonnellate avrebbero dovuto prendere altre strade ed essere lavorate fuori regione. Il prezzo, concordato prima dell'inizio della stagione, doveva essere di circa 70 centesimi al kilogrammo. Ma al momento del ritiro del prodotto le aziende di lavorazione di fuori Toscana non rispettano gli accordi e i produttori si vedono offrire prezzi stracciati rispetto a quanto pattuito con una perdita calcolata in 2 mila euro per ettaro. Fra i grandi accusati della situazione i pomodori cinesi e il prodotto derivato dai pomodori proveniente dalla Cina a prezzi stracciati che hanno fatto precipitare le quotazionii. Una situazione che mette in ginocchio le aziende, penalizzate anche dal meccanismo dei premi comunitari, che permettono il pagamento soltanto se si rispettano i quantitativi di prodotto ritirato.
E mentre la protesta per la “crisi del pomodoro” dilaga in mezza Italia, a Roma viene convocata una riunione in sede ministeriale cui partecipano rappresentanti delle Regioni, delle associazioni dei produttori e gli organisimi preposti al controllo: Guardia Forestale, ispettorato centrale per la qualità dei prodotti e Agenzia delle Dogane. Nel frattempo l'assessore Salvadori porta avanti in Toscana trattative con le aziende di lavorazione che hanno stabilimenti sul territorio per cercare di risolvere la questione. Ieri il primo risultato, con l'accordo raggiunto con Conserve Italia (gruppo con sede a Bologna) che permette di conferire nello stabilimento di Albinia circa 50 mila quintali di pomodori, oltre i 650 mila che l'azienda già si era impeganata a lavorare.
Oggi l'intesa con Italian Food, lo stabilimento di Venturina del gruppo Petti, che permette di ritirare tutta la produzione toscana di pomodori che rischiava di rimanere sui campi.
A supportare l'operazione è stata chiamata anche Fidi Toscana che affiancherà il Monte dei Paschi, la banca che fornirà il prestito necessario a Italian Food spa. per pagare il prodotto. Italian Food spa, stabilimento di Venturina del Gruppo Petti, lavora circa 1 milione di quintali di pomodori freschi all'anno. Con l'accordo odierno l'azienda si impegna a lavorare circa 400 mila quintali ulteriori, pari a 40 mila tonnellate di prodotto, ossia la totalità della produzione toscana che rischiava l'invenduto.