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Rinasce l’antico ‘orto medico’ dell’Ospedale di Santa Maria Nuova

Nell’antico chiostro delle Medicherie a Firenze un percorso botanico-medicinale di valore storico

/ Redazione
Gio 26 Ottobre, 2017
Rinasce l’antico ‘orto medico’ dell’Ospedale di Santa Maria Nuova

Per volontà della Fondazione Santa Maria Nuova Onlus e del Museo di Storia Naturale/sezione Orto Botanico dell’Università di Firenze grazie alla collaborazione di Aboca con il pieno sostegno dell’Azienda USL Toscana centro, torna a nuova vita il piccolo Orto Medico di Santa Maria Nuova, nella forma di percorso botanico-medicinale nel chiostro delle Medicherie, sarà una testimonianza del profondo legame tra piante e salute umana. L’orto originario, risalente alla fine del XIII secolo, è a buon diritto considerato il progenitore di tutti gli orti accademici e ospedalieri che da lì sorgeranno in Europa nel corso dei secoli. La scelta di ‘farlo rivivere’ risponde al duplice intento di restituire alla città di Firenze un luogo-gioiello di grande valore storico e di rendere omaggio al mondo vegetale, fonte infinita di principi farmacologici tutt’oggi ancora in gran parte da scoprire.

Tutto nacque dal senso di colpa del padre di ‘Beatrice’ di Dante Alighieri, al secolo Folco Portinari. Mosso dalla necessità morale di farsi perdonare per la grande ricchezza accumulata con il mestiere di mercante, Folco Portinari, il padre di ‘Beatrice’ l’amata di Dante Alighieri, fondò nel 1288 l’Ospedale Santa Maria Nuova, il più antico ospedale funzionante oggi esistente al mondo.

“L’Arcispedale di Santa Maria Nuova del 1288, insieme al Giardino dei Semplici del 1545, sono due tappe fondamentali nell’evoluzione della scienza medica ed erboristica. Un filum preciso lega l’antichissimo ‘orto medico’ all’Orto Botanico fiorentino. Dal primo nascerà l’idea di uno spazio coltivato non solo per i malati ma anche per gli studenti dell’allora nascente Scienza medica, realtà concretizzata, quasi tre secoli dopo, nel Giardino voluto da Cosimo I” ha dichiarato il Direttore Paolo Luzzi, Responsabile sezione Orto Botanico del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze.

A servizio dello studio, gli orti medici nascono con la finalità di studiare le proprietà curative delle erbe e hanno avuto un ruolo di primissimo piano nello sviluppo delle moderne scienze farmaceutiche. Parallelamente a questa esigenza primaria di carattere scientifico, la loro funzione è sempre stata anche quella di dispensare benefici psico-fisici regalando a chi ne veniva in relazione un forte senso di tranquillità e di equilibrio tra corpo e spirito: studi recenti hanno dimostrato che la semplice contemplazione della natura può ridurre in 4-6 minuti il ritmo cardiaco e la tensione muscolare nelle persone sottoposte a stress.

Alcune piante di questo Orto Medico sono state scelte per sottolineare la relazione di Santa Maria Nuova con altre istituzioni ospedaliere. In questo caso, per esempio, spicca la Faba grassa (Sedum telephium), lavorata nei secoli dalla spezieria dell’abbazia di Vallombrosa e tutt’oggi dall’Ospedale San Giovanni di Dio di Firenze. Altre piante sono state scelte per il quotidiano e intensissimo uso che ne è stato fatto nel tempo, come per esempio la Piantaggine (Plantago lanceolata), usata sin dalla notte dei tempi per curare le infiammazioni e le malattie dell’apparato respiratorio, oppure la Rosa canina (Rosa canina), anch’essa con attività antinfiammatorie nonché vitaminizzanti. Altre riportano ad antichissime preparazioni monastiche come l’Arancio amaro (Citrus x aurantium), il Semprevivo dei tetti (Sempervivum tectorum), l’Agnocasto (Vitex agnus-castus). San Benedetto, fondatore nel VI secolo della regola Ora et Labora, prescrive che nei monasteri fosse presente un orto o giardino dove mettere in pratica, nell’ambiente più favorevole possibile, il precetto monastico. Altre piante sono state scelte per la loro valenza magica, a testimonianza di una spiritualità trasversale che abbraccia anche la sfera religiosa. La pianta della Salvia (Salvia officinalis) presso i Romani era ritenuta sacra ed era simbolo di vita e anche nel Medioevo si riteneva avesse poteri magici. Altresì la Mandragora (Mandragora officinarum), considerata l’erba magica per eccellenza per il suo alto contenuto di alcaloidi e la sua peculiare radice dalle sembianze umane.

L’incanto della natura, racchiuso in questo piccolo gioiello di origine medievale denominato Hortus Conclusus e situato nel cuore di Firenze, è fruibile da parte del soggetto malato ricoverato, dal suo accompagnatore in salute e dal passante curioso attratto dal bello.