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Premio Pieve, lettere e memoria Vince un "epistolario d'amore"

Le lettere dei coniugi Finzi, ebrei italiani fuggiti in Palestina nel 1938, hanno commosso la giuria

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
coniugi Finzi – Premio Pieve

Un epistolario d'amore tra due coniugi ebrei, costretti a separarsi per colpa delle leggi razziali: è questa la storia autobiografica che si è aggiudicata il 27° Premio Pieve, il riconoscimento che viene assegnato ogni anno dal 1984 a una delle memorie che arrivano nell'Archivio dei Diari di Pieve Santo Stefano.

Ieri, nel piccolo borgo in provincia di Arezzo, la giuria ha proclamato vincitore dell'edizione 2011, "Conoscersi in trasparenza", un lungo, quasi quotidiano scambio di lettere dal 1938 al 1945 fra Adele Foà, milanese, ed Ettore Finzi, triestino, ebrei emigrati in Palestina per sfuggire alle nascenti persecuzioni antisemite.

Dopo qualche mese di vita in comune a Tel Aviv insieme ai due piccoli figli -una femmina e un maschio- il marito, scontento del lavoro trovato in quella città, viene assunto con un contratto biennale come ingegnere chimico dalla compagnia petrolifera anglopersiana Aioc e si trasferisce ad Abadan, mentre la moglie, che si rivela donna molto coraggiosa e piena di risorse, resta a Tel Aviv con i due bambini. Si scrivono in continuazione, offrendo uno sguardo finora poco conosciuto sulla realtà dell'emigrazione ebraica dall'Europa in un luogo come la Palestina allora sotto il mandato britannico, e dove era ancora lontana la nascita di uno Stato ebraico indipendente.
Un carteggio che commuove per il continuo dialogo fra sentimenti e speranze per il futuro,
fra i quali domina il desiderio di tornare in Italia una volta finita la guerra, ma sempre sotto l'incubo del mistero sulla sorte dei rispettivi famigliari rimasti in patria.
A ricevere il premio, c'era il figlio della coppia, Daniele Finzi, che ha raccontato di aver conosciuto veramente i suoi genitori solo dopo aver letto le lettereche si scambiavano.

In quest'edizione dedicata al 150° dell'Unità d'Italia, la giuria ha assegnato una segnalazione speciale al diario "Gran Chaco" del ventenne Luigi Canzi, figlio di una nota famiglia di imprenditori lombardi, che nel 1859 si avventura con un amico lungo i fiumi dell'America del Sud, da Buenos Aires fino ai confini con la Bolivia, in terre perlopiù fino ad allora poco conosciute in Europa, e torna a Roma per combattere a fianco di Garibaldi.

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