La memoria è come una piccola ruga su un volto. Cresce, si fa profonda, si modifica. Ti segna. E quella ruga che cresce con la tua vita non la cancelli più. Parla di te. Proprio come quella memoria che racconta l'esistenza di ogni singolo, anche la più semplice. Anche quella di chi non ha cambiato il mondo. Ogni storia di vita, insieme a mille altre, parla della nostra Italia. Badate bene, non quella che avete trovato sui libri di scuola, epurata dalle emozioni, bensì le vite dei "piccoli" dove la Grande Storia è come un fondale a teatro. Ma è quello che accade sul palco, nei camerini, nelle platee, nei caffè o dietro le scene dei mille teatri d'Italia, che va visto, guardato, ascoltato, incamerato nella mente.
A Pieve Santo Stefano - piccolo borgo aretino, zona di confine tra Toscana, Umbria e Emilia Romagna - la memoria è vita. Vita che si ritrova dentro migliaia di epistolari (se ne contano oltre settemila), raccolti nell'Archivio dei Diari voluto, nel 1984, dal giornalista Saverio Tutino. Non uno dei soliti all'archivi all'italiana, dove la polvere ha la meglio su tutto, piuttosto un luogo aperto a tutti, oggi anche grazie al digitale (è possibile consultare parte dell'Archivio direttamente in rete). Sono storie "aperte" che ogni anno si arricchiscono di nuovi diari, ai quali è legato anche il premio "Tutino", che torna il prossimo settembre (14-17) con un'edizione dedicata ai principi sui quali è basata la Costituzione Italiana che tra pochi mesi festeggerà i suoi primi 70 anni di vita.
Il tema che farà da fil rouge alla 33esima edizione del premio Pieve è stato annunciato attraverso i social network. Su Facebook gli organizzatori scrivono, rispetto alla Costituzione che "dietro al linguaggio "alto" e alle formule sintetiche scolpite da politici e giuristi, si percepisce il vociare frusciante di milioni di persone "comuni". Uomini e donne che scrivendo di sé hanno raccontato la storia di questo Paese, attraverso le pagine di diari, memorie e lettere, raccolte nel corso degli anni dall'Archivio di Pieve Santo Stefano".
Una storia, mille storie che si intrecciano sulla carta dunque, dentro diari dei singoli che diventano memoria del mondo. Pieve Santo Stefano raccoglie quelle vite, quei ricordi, quelle emozioni. Ne fa memoria collettiva, condivisa. E' inchiostro che scorre su carta, sporcandola di momenti, senza filtri alcuni. Vita che è lì, pronta per essere letta. Un piccolo museo la accoglie. La conserva dentro cassetti digitali che sembrano la macchina del tempo. Li apri. E dentro ci trovi un mondo, altri mondi. Altre vite. Puoi aprirlo e richiuderlo quel cassetto ma la memoria è lì che ti aspetta. Là, dove i ricordi non muoiono mai. Dove le vite degli altri continuano a vivere, anche quando il tempo umano è finito. Ma la memoria, a dispetto della vita può essere immortale. Teniamola viva.