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Premio Innovazione a Pisa per due spin-off dell’Università

La Camera di Commercio ha assegnato il riconoscimento a Erre Quadro e Spacedy, attive nel settore dei brevetti e in quello spaziale

/ Redazione
Lun 28 Novembre, 2016

È stato assegnato a due spin-off dell’Università di Pisa - Erre Quadro e Spacedys - il Premio Innovazione 2016, il riconoscimento assegnato dalla Camera di Commercio di Pisa alle imprese del territorio che hanno innovato processi, prodotti o sperimentato nuove formule imprenditoriali. Le due aziende si sono aggiudicate i 15mila euro per essersi distinte per la propria capacità innovativa.

Erre Quadro nasce dall'unione delle competenze economiche e ingegneristiche di due docenti dell'Università di Pisa, Andrea Bonaccorsi e Gualtiero Fantoni, unite alle competenze di un fisico teorico, Riccardo Apreda. I sistemi sviluppati da Erre Quadro, impiegando avanzati algoritmi linguistico-computazionali e strutture di tipo ingegneristico, permettomo di accedere alla complessità dei brevetti per riuscire ad anticipare e mappare l'evoluzione delle tecnologie. Si crea in questo modo un'occasione di vantaggio competitivo, accessibile non solo per grandi imprese ma anche per le PMI, che permette di assicurare lo sviluppo di un prodotto senza che questo possa incorrere in violazione di un brevetto già esistente.

SpaceDyS è un'azienda fondata nel 2011 come spin-off del gruppo di meccanica celeste dell'Università di Pisa e ha sede a Cascina presso il “Polo Scientifico e Tecnologico di Navacchio”. È composta da un team di ricercatori esperti nel settore dello spazio con un alto livello formativo in matematica, fisica, astronomia, e può vantare molti anni di lavoro nei programmi di agenzie come l'ESA, la NASA e l’ASI. SpaceDyS ha un'esperienza pluridecennale per quanto riguarda l'impact monitoring, ovvero la determinazione della probabilità d'impatto degli asteroidi con la Terra, ed è uno dei due al mondo leader del settore. Inoltre ha una lunga esperienza nel campo dei detriti spaziali: ha partecipato fin dall'inizio degli anni Novanta allo sviluppo dei primi modelli europei per lo studio dell'evoluzione a lungo termine della popolazione dei detriti spaziali, facendo luce sul rischio della proliferazione degli impatti e la necessità di misure di mitigazione.