Con la mostra 'Malaparte. Arcitaliano nel mondo' Prato riporta a casa il suo illustre concittadino Curzio Malaparte, all'anagrafe Kurt Erich Suckert, rendendo giustizia alla figura di questo intellettuale atipico di origine italo-tedesca tanto fiero di essere un "maledetto toscano". Sarà così esposta per la prima volta a Prato una parte dell'Archivio Malaparte che gli eredi vendettero nel febbraio 2009 alla Fondazione Biblioteca di via Senato a Milano, luogo natale della madre di Malaparte.
Intellettuale, fotografo, scrittore, giornalista, soldato e regista: Curzio Malaparte ha racchiuso in sé tutte queste definizioni, senza lasciarsi intrappolare da nessuna. Era infatti soprattutto uno spirito libero ed un anticonformista che seppe leggere il suo tempo.
La mostra al Museo del Tessuto dal 6 novembre al 30 gennaio prossimo, intende descrivere tutti i lati della sua complessa personalità artistica e della sua vita per fare scoprire e riscoprire un illustre pratese e un personaggio chiave della storia contemporanea italiana ed europea. Attraverso circa 300 documenti tra lettere, fotografie e manoscritti la mostra ricostruisce non solo la sua biografia personale, ma anche la storia dell'Italia nei primi decenni del Novecento.
La mostra è divisa in quattro sezioni ispirate ai quattro elementi del cosmo: fuoco, aria, terra e acqua. Malaparte ha infatti idealmente attraversato nella sua vita questi elementi, come testimoniano la sua biografia e le opere. Il fuoco delle passioni giovanili (i documenti catalogati arrivano fino al 1920), ma anche della guerra: durante il primo conflitto mondiale infatti Malaparte è sul fronte francese e sulle Dolomiti, vedendo migliaia di compagni morire nelle trincee e respirando i letali gas delle bombe all’iprite, che comprometteranno per sempre la salute dei suoi polmoni.
Appartengono a questo periodo la copia del componimento che a 13 anni realizzò in onore di Sem Benelli, le poesie dal fronte e le onorificenze conquistate sul campo di battaglia per il valore dimostrato. L’aria (dal 1921 al 1942) dei grandi rivolgimenti, non solo culturali, a cavallo tra le due guerre mondiali.
In mostra troviamo la corrispondenza con l’amico Pietro Gobetti, il provvedimento di confino a Lipari e le tante lettere a protagonisti della scena culturale europea, come Ezra Pound, Giuseppe Prezzolini, Leo Longanesi, Alberto Moravia, Umberto Saba e molti altri. La terra avvilita e calpestata del dopoguerra, anni cruciali (1943-1949), in cui scrisse i suoi capolavori, Kaputt e La pelle, dedicati alle miserie della guerra, che lo confermano come uno dei più importanti scrittori al mondo. Infine l’acqua che tutto lava (1950-1957) e che circonda il suo ultimo rifugio, la villa di Capri detta “Casa come me” che ancora oggi è uno dei più begli esempi di architettura contemporanea. La mostra ne ripropone un modello in scala che racchiude tutti i documenti. Sono di questo periodo le foto scattate sul set di “Il Cristo proibito”, film di Malaparte con Raf Vallone e Gino Cervi, il contratto firmato con il Maggio musicale fiorentino per mettere in scena in collaborazione con Ardengo Soffici “La fanciulla del west” di Giacomo Puccini e le foto del suo viaggio in Cina, dove conobbe Mao Tse Tung. Concludono il percorso dell’esposizione le foto della sua degenza in una clinica romana prima delle morte, mentre riceve le visite di Amintore Fanfani, Palmiro Togliatti e Fernando Tambroni.