Si è conclusa l’edizione 81 di Pitti Immagine Uomo , che i 1.100 espositori hanno onorato con collezioni piene di novità, ricerca e innovazioni stilistiche, e dalla quale – guardando i dati di affluenza finale dei compratori – arrivano conferme sugli andamenti dei diversi mercati della moda maschile. Germania, Giappone, Gran Bretagna, Stati Uniti, Cina, Corea del Sud e Turchia – tutti in aumento per compratori o per punti vendita – trainano la domanda estera e compensano alcuni significativi cali, sia pure oprevedibili, come quello della Spagna (oltre 150 compratori in meno), di Grecia e Portogallo.
Ottimi risultati, con incrementi a due cifre, dai ricchi paesi nordici - Svezia, Danimarca, Finlandia - con la sola eccezione della Norvegia. Oscillazioni in basso di pochi punti percentuali per mercati consolidati come Francia, Russia e Hong Kong, che restano però su valori assoluti molto alti.
Andamenti diversi nell’area dell’est europeo: bene Romania, Lettonia, Slovenia, Croazia, Slovacchia, in calo Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca. Stabili due emergenti di peso come India e Messico.
Buone notizie infine da due interessanti outsider come Sudafrica e Israele, mentre l’area medio-orientale è stata meno brillante che in altre edizioni.
Nell’insieme le presenze estere si sono attestate intorno alle 7.400 unità, mentre i compratori italiani sono stati in totale 13.600 circa. I visitatori nel loro complesso sono stati oltre 30.000, considerando anche agenti, rappresentati, giornalisti, addetti alle pubbliche relazioni e alla pubblicità. “Noi diamo sempre risultati veri, è una questione di rispetto verso i clienti e verso noi stessi, ma i numeri dicono e non dicono – chiosa Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine – lo sappiamo bene tutti, soprattutto gli espositori, che infatti sono nel complesso molto soddisfatti di questo Pitti Uomo. Anche un solo compratore in più da Germania o Giappone o Gran Bretagna o Stati Uniti vale un tesoro – e il suo peso, in termini di potere d’acquisto, è moltiplicato per “n” volte. Quindi questi sono segnali positivi per Pitti e per il Made in Italy. I migliori negozi di moda italiani, quelli di riferimento per le aziende di qualità, sono arrivati tutti a Firenze, senza eccezione – è un fatto decisivo da sottolineare – ma sul nostro paese è inutile raccontarci storie: la situazione è pesante, i consumi sono al minimo e i negozianti fanno un’enorme fatica, spesso sono costretti a rinviare i pagamenti... e qualcuno chiude. Ce ne sono tanti in questa condizione, basta girare per le città. Se a Pitti sono calati di oltre il 10% i motivi reali non mancano di certo. Anzi, in tanti sono venuti lo stesso per ritrovare idee ed entusiasmo”.
La classifica dei primi 18 paesi vede in testa la Germania (834 buyer in totale, in rappresentanza di 331 punti vendita), seguita da Giappone (766 buyer, per 738 shop), Spagna (586 buyer, 255 shop), Gran Bretagna (573 buyer, 262 shop).
Atmosfera di soddisfazione anche alla Dogana, per la nona edizione di Pitti W: sono stati circa 4.000 i visitatori complessivi del salone donna, con buone performance per i compratori da Germania, Belgio, Turchia, Corea del Sud, Cina e Stati Uniti, e un calo – anche qui atteso – delle presenze italiane. Le 74 aziende partecipanti hanno comunque confermato l’altissima qualità dei buyer intervenuti, molti dei quali già pronti a fare ordini per la prossima stagione, anche per le collezioni e i brand con un approccio più orientato alla ricerca.