In questi mesi le poetesse Francesca Matteoni e Azzurra D’Agostino stanno realizzando nei borghi sulle montagne alle spalle di Pistoia un laboratorio di scrittura creativa unico nel suo genere. Ispirato alla ricostruzione e all’immersione nelle principali funzioni dei personaggi fiabeschi descritte nel fondamentale “Morfologia della fiaba” da Vladimir Propp, gli incontri del laboratorio finiscono per diventare delle vere e proprie piccole avventure iniziatiche nel territorio pistoiese, per consentire ai partecipanti di esperire in una zona viva e marginale (aspetto centrale del laboratorio l’esplorazione di uno spazio liminale, potenzialmente temibile e ignoto) i sentimenti dei diversi personaggi fiabeschi, col fine di restituirli nel corpo delle poesie scaturite da questa esperienza. Abbiamo raggiunto Francesca Matteoni per chiederle di raccontarci qualcosa di più su questo singolare progetto, che si propone anche come momento di inclusione sociale di tante persone che vivono ai margini estremi della città. Partendo dall’inizio Francesca, cos’è Il Viaggio dell'Eroe?
“Il Viaggio dell'Eroe è un laboratorio di scrittura poetica sviluppato in cinque incontri che seguono le tappe iniziatiche del cammino nelle fiabe. C’è una figura protagonista, l’eroe, una casa da abbandonare, un sentiero da percorrere, un aiutante magico e l’antagonista. Ogni incontro si sviluppa attorno a uno di questi momenti, con lettura di poesie e scrittura dei testi, ma soprattutto con ospiti differenti e in luoghi diversi. Seguiamo una mappa individuale e territoriale: la sede scelta è la Valle delle Due Buri, dove abito, non proprio montagna, ma collina alle pendici dell’Appennino, i paesi tra cui si svolge: Santomoro, Ponzano, Lupicciano e infine il bosco stesso, seguendo il torrente Bure.”
I vostri incontri sembrano voler ricucire un territorio diffuso e un po’ dimenticato, dove avvengono?
“Ci ospitano luoghi pubblici e privati: il centro sociale di Santomoro, le case del popolo di Lupicciano e Ponzano, ma anche la casa di una delle partecipanti, non a caso durante l'incontro sull'Aiutante Magico. Inoltre Azzurra D'Agostino, presidente dell'Associazione Sassiscritti con cui abbiamo portato il progetto all'interno di Pistoia Capitale della Cultura 2017, conduce il laboratorio sulla Casa, lavorando sull'Autobiografia del paesaggio, un'esperienza anch'essa itinerante partita dall'Appennino; Cecilia Lattari, erborista, è insieme a me per il Sentiero, per riconoscere e farci aiutare da piante e erbacce che alla fine tanto comuni non sono; Lucia Mazzoncini, ideatrice insieme a Eleonora Chiti di un progetto chiamato l'Archivio delle Memorie di Infanzia, collabora con me per la ricerca dell'Aiutante Magico nella storia personale di ognuno dei partecipanti."
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Perché chiedete a chi partecipa al vostro laboratorio di rendere in poesia l'esperienza vissuta?
“Per rispondere a questa domanda penso di dover iniziare così: la poesia è l'arte dei fragili. Nel senso che: scrivere poesia significa, per via della condensazione che richiede, della sua densità o brevità se vuoi, dell'evidente corpo a corpo con la parola, sapere che si è già perso in partenza. Le nostre parole perdono, questi eroi delle fiabe perdono, anzi hanno perso tutto - la casa, gli affetti, perfino il senno talvolta. Non ci sono condizioni migliori per iniziare, credimi. Perché chi perde ha voglia di cercare, chi perde non alza la voce, ma deve trovarla la voce - deve divenire pozzo e specchio di sé e degli altri.”
A chi si rivolge il laboratorio?
"Ai fragili. Potrei dire che i fragili siamo tutti, consapevoli o meno, ma in alcuni casi le fragilità sono più evidenti - intanto abbiamo scelto un'area marginale – non la città, non la bellezza o la desolazione dei borghi montani, ma noi, la mezzacosta, dove si abita e siamo spesso dimenticati dai processi culturali (o ce li dimentichiamo volentieri e anche questo non è un bene). Siamo gli immediati dintorni, una specie di soglia da passare, senza esplorarla. Invece io voglio che ci stiamo, la guardiamo, mutiamo quel qui non c'è niente, che potremmo leggere in un'ipotetica guida del territorio, in un qui ci sono storie. Al laboratorio partecipano residenti della Valle dagli 8 agli 80 anni, in modo transgenerazionale, ma insieme a loro ci sono gli utenti del Centro Diurno Desii3, collaboratore importantissimo del progetto, senza cui non saremmo qui. Proprio con Federica Barelli e le altre educatrici ci siamo dette che dai margini si esce quando si impara a starci insieme, quando siamo tutti uguali: a quel tavolo o nelle passeggiate non importa molto che tu sia un uomo che frequenta il centro diurno e vive una fragilità psichica, che tu sia una bambina o una donna dei paesi che non ha mai scritto un verso, siamo insieme, perdiamo, ridiamo, ci commuoviamo, ci raccontiamo insieme. Scriviamo.”