Cultura/ARTICOLO

Pisa: salvate le lettere di Garibaldi e Mussolini della Domus Mazziniana

I preziosi documenti giacevano dimenticati in un'autorimessa e sono stati recuperati grazie alla Normale e al Mibact

/ Redazione
Ven 24 Febbraio, 2017
Domus Mazziniana

Giacevano dimenicati in un'autorimessa i documenti custoditi negli archivi della Domus Mazziniana di Pisa, che oggi sono nuovamente fruibili a storici e studiosi all'interno di una sala del Palazzo della Canonica, a Pisa, dedicata appositamente alla loro conservazione e valorizzazione, grazie a un accordo tra la Normale, la direzione generale Archivi del Mibact e la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Toscana.

Dopo sei anni i documenti sono stati messi in salvo, ma hanno rischiato di essere danneggiati per sempre perché dimenticati in un'autorimessa. La denuncia è stata fatta direttamente da Gino Famiglietti, direttore archivi del ministero dei Beni Culturali.
Secondo Famiglietti, "le lettere di Mazzini, Mussolini e Garibaldi sono state esposte a lungo ai gas di scarico degli automezzi" in un garage dell'azienda di traslochi che aveva curato lo spostamento dei documenti dal deposito dell'università di Pisa, dove erano stati trasferiti per consentire il restauro della Domus stessa per i 150 anni dell'unità d'Italia.

[it_gallery]

La sala in cui sono collocati i documenti è stata intitolata a Francesco Bonaini, storico del diritto, per molti anni docente a Pisa, considerato il padre della archivistica italiana e i fondi in dotazione dell'Archivio sono 19 (Giosafatte Baroni, Alessandro Belli, Andrea Giulio Belloni, Alfredo Bottai, Vincenzo Brusco e Lina Brusco, Gustavo Chiesi, Giuseppe Dolfi, Raffaele Foa, Arcangelo Ghisleri, Augusto Mancini, Carlo Mileti, famiglia Nathan, Vittorio Parmentola, Filippo Spatafora, Ezio Tongiorgi, Aglauro Ungherini, Mario Vinciguerra, Oliviero Zuccarini) incluso naturalmente il fondo Giuseppe Mazzini. Tra essi anche una lettera di un giovanissimo Mussolini, quando lavorava come traduttore, che chiedeva notizie di un lavoro svolto a Giuseppe Dolfi.