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Pisa, cellulari e orologi si ricaricano con il calore umano

Il corpo come strumento di produzione di energia: a questo sta lavorando un team di ricercatori dell'Università di Pisa: il loro studio pubblicato sulla rivista internazionale Nanoletters

/ Redazione
Gio 28 Luglio, 2016

Il calore del corpo umano può essere trasformato in energia elettrica, utile anche ad alimentare piccoli oggetti come orologi e cellulari. La scoperta è di un team dell'Università di Pisa, coordinato  dal professor Giovanni Pennelli del dipartimento Ingegneria dell'Informazione. In sostanza i ricercatori stanno lavorando per mettere a punto una tecnologia in grado di realizzare un nuovo microchip che - sfruttando l'elemento termoelettrico - sia utilizzabile anche per applicazioni biomedicali che potranno funzionare con autonomia illimitata. 

“L’obiettivo è di arrivare a realizzare microchip in grado di funzionare senza batteria ed anche di ottenere un netto miglioramento, fino al doppio, dell’efficienza delle attuali celle fotovoltaiche - sottolineano Giovanni Pennelli e  Elisabetta Dimaggio”.

Per risolvere il problema della conduzione del calore, ottimizzando il rapporto tra l’energia elettrica generata e la quantità di calore assorbito, i microchip del futuro utilizzeranno le nanotecnologie del silicio e il loro cuore sarà una “foresta” di nanofili del diametro di 50-80 nm (ve ne sono ben 10 milioni su un millimetro quadro).

“Rimane il problema della realizzazione di contatti elettrici affidabili su questa miriade di nanofili – ha spiegato Giovanni Pennelli – solo così sarà finalmente possibile passare dalla teoria all’applicazione e proprio su questo si concentra la ricerca che abbiamo appena pubblicato”.

E così l’idea dei ricercatori dell’Ateneo pisano è quella di sfruttare semplici ed economici processi di attacco chimico del silicio e di elettrodeposizioni metalliche, che hanno costi esigui rispetto alle tecnologie standard dei circuiti integrati. “E’ prevedibile che questa nuova tecnologia – hanno chiosato Pennelli e Dimaggio - possa essere sviluppata entro i prossimi 2-5 anni rendendola così disponibile per tutti quei dispositivi per i quali l’utilizzo di batterie tradizionali causerebbe limitazioni inaccettabili in termini di ingombro e di autonomia”.