Le piante possono ridurre la concentrazione di inquinanti organici e composti farmaceutici negli impianti di trattamento delle acque reflue. La scoperta arriva da uno studio congiunto dei ricercatori del dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa e dell'Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant'Anna, che è stato appena pubblicato sulla rivista internazionale “Environmental Science and Pollution Research”.
Lo studio ha dimostrato l'efficacia di salici e cannucce di palude per diminuire la presenza di queste sostanze inquinanti, che sono presenti in maniera costante, seppure a bassissime concentrazioni, negli impianti per il trattamento delle acque reflue. I metodi di depurazione convenzionali non risultano in grado di rimuovere in maniera efficiente questi nuovi microinquinanti, che possono persistere nell'acqua anche dopo aver concluso il ciclo di depurazione.
“La rimozione dei composti si è focalizzata sui farmaceutici come il diclofenac, il ketoprofene, e l'atenololo e su altri inquinanti come i nonilfenoli e il triclosano. Queste sostanze sono presenti come principio attivo in farmaci antidolorifici e antiinfiammatori e in tensioattivi assai diffusi”, afferma Lorenzo Mariotti, ricercatore dell'Università di Pisa. ricercatori pisani hanno dimostrato come sia possibile eliminare con successo i microinquinanti dalle acque, utilizzando piante di salice e di cannuccia di palude in sistemi di fitodepurazione, collegati al ciclo tradizionale di depurazione delle acque reflue.