Attualità/ARTICOLO

Paris Attack: Oriana Fallaci, Tiziano Terzani e i leoni da tastiera

I due grandi giornalisti e scrittori fiorentini sono diventati le bandiere della due fazioni che si scontrano in Rete dopo gli attentati di Parigi: una urla alla guerra di religione, l'altra alla necessità di fermare ogni violenza

/ Ilaria Giannini
Lun 16 Novembre, 2015

Lei è diventata la Cassandra dello scontro tra civiltà, lui il simbolo della tolleranza e dell’antiviolenza. Sono bastate poche ore dagli attentati che hanno insanguinato Parigi per trasformare Oriana Fallaci e Tiziano Terzani nelle due bandiere delle fazioni opposte che sono subito emerse in Rete. Sui social network rimbalzano da giorni le citazioni dei due grandi scrittori e giornalisti fiorentini, che nel 2001 dopo l’11 settembre si scontrarono a colpi di editoriali sul tema del terrorismo internazionale.

La Fallaci con il suo articolo “La rabbia e l’orgoglio” lanciò sul Corriere della Sera una dura invettiva contro la “fandonia dell’Islam moderato”: “È in atto una guerra di religione (…) che mira alla scomparsa della nostra libertà e della nostra civiltà. All’annientamento del nostro modo di vivere e di morire, del nostro modo di pregare e non pregare, del nostro modo di mangiare e bere e vestirci e divertici e informarci”. Difficile non leggere in queste parole gli attacchi di Parigi, rivolti non a simboli politici o religiosi ma all’essenza stessa del nostro stile di vita: sono stati assassinati giovani che il venerdì sera dopo il lavoro volevano solo assistere a un concerto, a una partita di calcio, farsi un bicchiere in compagnia degli amici. Ragazzi che ci assomigliano, le cui morti ci fanno sanguinare, scuotono l’indifferenza delle tragedie vissute solo tramite gli organi di informazione, diventano reali: avrebbe potuto essere il nostro amico finito a lavorare in Francia, avremmo potuto essere noi in vacanza in quella che fino a poco tempo fa era soltanto “la città dell’amore”.

I fuochi dell’empatia si accendono da soli, è l’istinto che li governa, la natura più profonda dell’essere umano che prende il sopravvento: poi la ragione impone di andare oltre la rabbia, di spegnere la pancia e accendere il cuore.
“Certe parole servono solo a risvegliare i nostri istinti più bassi, ad aizzare la bestia dell’odio che dorme in ognuno di noi ed a provocare quella cecità delle passioni che rende pensabile ogni misfatto” scriveva Terzani nella lettera aperta “Il sultano e San Francesco”, con cui nell’ottobre del 2011 rispose all’articolo della Fallaci.
“Pensi davvero che la violenza sia il miglior modo per sconfiggere la violenza? Da che mondo è mondo non c’è stata ancora la guerra che ha messo fine a tutte le guerre. Non lo sarà nemmeno questa. (…) Se alla violenza del loro attacco alle Torri Gemelle noi risponderemo con una ancor più terribile violenza – ora in Afghanistan, poi in Iraq, poi chi sa dove -, alla nostra ne seguirà necessariamente una loro ancora più orribile e poi un’altra nostra e così via. Perché non fermarsi prima?”

Un invito al ragionamento che può suonare difficile da digerire dopo i tragici fatti di Parigi, che molti bollano come buonista e naif, ma che indubbiamente è esso stesso una profezia che si è avverata: oggi, 14 anni e innumerevoli bombardamenti dopo, il terrorismo di matrice islamica è tornato a colpire l’Occidente al cuore in uno scenario globale ancora più preoccupante, contro cui si stagliano l’ombra della guerra in Siria e dell’Isis.
Chissà cosa scriverebbe di questi fatti Indro Montanelli, tanto per scomodare il terzo grande giornalista fiorentino: mi piace pensare che ci direbbe di considerare i fatti, di informarci il più possibile, di non lasciarci guidare né dalla rabbia né dalla compassione ma di cercare di capire che quello che sta succedendo non è il frutto solo del fondamentalismo religioso ma di dinamiche economiche, geopolitiche e storiche che forse non entrano in un tweet ma meritano di essere indagate più a fondo che con un meme su Facebook.