Cultura/ARTICOLO

Nell'Aula Magliabechiana degli Uffizi 'Il Rinascimento giapponese'

Fino al 7 gennaio 2018 in mostra 39 grandi pitture su paravento databili tra l’epoca Muromachi e l’inizio dell’epoca Edo

/ Redazione
Lun 9 Ottobre, 2017
Kano Eino (1631 – 1697) Uccelli e fiori in primavera ed estate

Agli Uffizi è ospitata la prima mostra in Italia sull’arte giapponese corrispondente al periodo italiano dal primo Rinascimento agli inizi del Seicento. Nell'Aula Magliabechiana è esposta una selezione di 39 grandi pitture di paesaggio e natura, molte delle quali difficili da vedere anche in Giappone perché non esposte al pubblico. Si tratta di paraventi pieghevoli e porte scorrevoli, molti dei quali Tesori Nazionali e Proprietà Culturali Importanti e provenienti da musei, templi e dall’Agenzia per gli Affari Culturali del Giappone. Le opere, su carta e perciò delicatissime, saranno esposte in tre rotazioni di 13 alla volta, al fine di garantirne la conservazione dall’esposizione alla luce.

[it_gallery]

Con questa rassegna si mette in mostra il periodo d’oro della produzione artistica giapponese, tra l’epoca Muromachi e l’inizio dell’epoca Edo (XV – XVII secolo), in cui emergono ideali estetici tra loro opposti, e ancora oggi riconoscibili nel paese. Da una parte infatti abbiamo la pittura monocroma ed evocativa, fatta di vuoti interrotti da linee essenziali e veloci, legata alla filosofia zen e alla cultura cinese: non è un caso che questo tipo di bellezza severa abbia incontrato i gusti della classe guerriera a partire già dall’epoca Kamakura, (1185–1333), e che quello stile fosse utilizzato per decorare templi e residenze di samurai. Di segno opposto è la pittura più squisitamente giapponese, con fondi oro e campiture piatte di colore su cui si stagliano delicati elementi naturali: più esplicita e narrativa, essa era adatta a decorare grandi residenze aristocratiche e borghesi, castelli e palazzi.

Queste gioiose atmosfere, traboccanti gratitudine per le bellezze del creato, così come i caratteri zen riconducibili all’austerità, alla povertà, all’imperfezione, all’irregolarità di forme e materiali, esprimono una concezione della natura come specchio dell’animo umano già presente da secoli e definita con il termine mono no aware, “il sentimento per le cose”.

La bellezza e la mutevolezza dell’universo che ci circonda - espresse nelle dimensioni imponenti di uno o più spesso due paraventi, a due o sei ante, affiancati l’uno all’altro, o nei pannelli delle porte scorrevoli che dividevano le stanze - comunicano il profondo legame che lega il popolo giapponese alla natura. L’osservatore ne diventa parte integrante, immergendosi nel paesaggio con l’attitudine panteistico shintoista che sta alla base di tutta la cultura letteraria e visiva del Giappone.

[it_mappa]