A Greve in Chianti dall'idea di Marco Baldini e Alice Zoppi nasce la Wine Lovers Academy: una nuova scuola che utilizza un metodo olistico per insegnare a conoscere e apprezzare il vino seguendo i gusti personali. È una piccola rivoluzione del punto di vista, che mette al centro il consumatore e non il produttore. L'esperienza proposta alla Wine Lovers Academy dura 45 minuti, costa 20 euro e mette a confronto due vini molto diversi in un vero e proprio gioco chiamato 'Se fosse'.
Ma come funziona? Il suo 'inventore' Marco Baldini lo descrive così: Il metodo del 'Se fosse' tecnicamente è una codificazione di semplici metafore da associare al gusto di un vino come la stagione (primavera, estate, autunno, inverno), il momento del giorno (dalla mattina al tramonto), la divisione tra campagna e città. Tutte cose che nella nostra immaginazione sono facilmente comprensibili. Nella degustazione guidata che facciamo noi queste semplici immagini si legano a le caratteristiche del vino.
Ma come funziona? Il suo 'inventore' Marco Baldini lo descrive così: Il metodo del 'Se fosse' tecnicamente è una codificazione di semplici metafore da associare al gusto di un vino come la stagione (primavera, estate, autunno, inverno), il momento del giorno (dalla mattina al tramonto), la divisione tra campagna e città. Tutte cose che nella nostra immaginazione sono facilmente comprensibili. Nella degustazione guidata che facciamo noi queste semplici immagini si legano a le caratteristiche del vino.
Entrando più nello specifico?
La degustazione inizia con un esame olfattivo, si parte dalla stagione, poi si passa a scegliere tra campagna e città che vuole far capire al cliente se si trova davanti a un vino più industriale oppure più naturale. Questa divisione oggi è abbastanza sentita dai consumatori, la differenza cioè tra un vino più costruito o più schietto, più 'cosmetico' o più genuino. Un'altra scelta importante per capire il vino è quella climatica, che porta alla divisione reale degli uvaggi, per esempio i vini più corposi, più caldi si associano chiaramente a un clima caldo, per esempio il nostro San Giovese che cresce in Toscana, in un clima temperato, d'altro canto i vini con un'acidità più alta si associano a un clima freddo, per esempio il Pinot nero o il Nebbiolo, infatti nel gergo del vino si dice che danno 'freschezza' in bocca.
Mi ha colpito il fatto che l'ultimo parametro del vostro 'viaggio nel vino' è la scelta di un animale, addirittura voi dividete in piuma, pelliccia o setola
Questa è una delle metafore che più colpisce e che passa con più facilità perchè si collega direttamente alla sensazione tattile che abbiamo nella bocca. È facile per tutti immaginare qualcosa che ci passa sulla lingua e la diversa sensazione se si tratta di una piuma, una pelliccia o una setola. È un modo per 'codificare' i tannini.
Facciamo un esempio pratico, un San Giovese che cresce in Toscana come risulterebbe dal vostro gioco?
Sarebbe un paesino di campagna, clima temperato e a seconda del tannino, se è troppo giovane, cioè bevuto troppo presto avrebbe una setola più importante quindi potrebbe essere un riccio. Mentre quando viene bevuto nel suo momento giusto potrebbe essere un cervo e se ha un tannino più leggero, quindi non è stato invecchiato nel barrique ma nella botte più grande potrebbe arrivare ad essere piumoso. Certo un San Giovese 'piumoso' è difficile da trovare, un vino 'piumoso' è il Syrah per esempio.
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Quello che mi ha colpito è che voi dite ai vostri allievi che ognuno ha un proprio gusto personale e deve imparare a scegliere e giudicare il vino da bere anche in base ai propri gusti, non per forza deve piacere tutto
Assolutamente, questa è una cosa di rottura che cerchiamo di far passare perchè io preferisco dare fiducia alla persona che si approccia al vino, insegnargli a credere in se stesso, piuttosto che mettere un muro e dire che certe cose non si possono capire. Sicuramente c'è bisogno di cultura per capire il vino, quello dell'enologia è un mondo complesso e io non lo voglio 'semplificare'. Quello che vogliamo fare nella nostra esperienza di degustazione è far stare il cliente 'sul vino', provare a farlo concentrare, forse per la prima volta, sulle sue sensazioni. Tutto sta nell'attenzione. Se uno non ha fiducia in se stesso non mette attenzione a quello che beve. Quello che noi cerchiamo di fare capire è che se riesci a concentrarti su quello che accade nella tua bocca, una cosa che in genere non si fa mai, cominci a ricordarti sensazioni e odori ed è così che si impara a riconoscere un vino.
Facendo un parallelo gastronomico si potrebbe dire che tutti noi mangiamo il sushi e pur sapendo poco o nulla del Giappone capiamo benissimo se il sushi è buono o cattivo
Esattamente, il consumatore deve sentirsi libero di giudicare. Spesso le persone sono frenate perchè non si sentono in grado di dare un giudizio. Noi invece diciamo 'Non è vero che non puoi giudicare. Facci attenzione, giudicalo!' Il gioco alla fine è una scusa per essere più consapevoli.
Questa 'mitologia' intoccabile dell'enologia hanno contribuito a crearla anche un po' i produttori di vino. Nel senso che è difficile capire per un consumatore perchè un Sassicaia costa 180 euro e un ottimo San Giovese magari ne costa 20 o 30. Anche questi sono miti che voi cercate di sfatare
Sì, più rivolto sui francesi che sugli italiani. Il Sassicaia è costoso perchè viene da una vigna sola e la domanda e le leggi del mercato ne determinano il prezzo alto. In Italia non esistono vini che costano mille euro. Se però usciamo dall'Italia troviamo vini che arrivano a costare anche tremila euro. Sono i francesi che hanno creato questi vini incredibili. In teoria se io pago un Sassicaia 180 euro, è un vino che deve essere buonissimo, ma quando mi approccio a un vino che costa cinquemila mila euro, allora dovrei svenire per terra e vivere un'esperienza mistica, cosa che non accade. Questo ha portato il consumatore 'normale' a definirsi non esperto. E' vero che non è esperto ma la conoscenza dei propri gusti deve essere sempre rispettata.
Dopo questa fase di 'test', il 'Se fosse' in futuro potrebbe diventare un'App oppure un gioco da tavolo?
Sì perchè tutto nasce da una situazione di gioco da fare in coppia o con gli amici. Il 'Se fosse' non vuole certo sostituire l'analisi classica e professionale, vuole essere un gioco divertente ma porta in se una novità importantissima. Tutti i giochi di vino solitamente hanno una caratteristica, quella di far bere tanto. Il nostro è il primo gioco di vino che va nella direzione opposta cioè per bere due bicchieri di vino ci metti 40 minuti. Bere meno e con più attenzione dovrebbe in un secondo step portare a una consapevolezza qualitativa. Se sei abituato comprare al supermercato vini a cinque euro e cominci ad analizzarli col nostro gioco, ti rendi conto che sono 'una pantegana di Scampia in un mattina d'inverno'. Allora magari la prossima volta compri un vino a 15 o 20 euro e vedrai che starai molto meglio, dato che comunque un cocktail in discoteca lo paghi 10 euro. E' il primo gioco di vino che cerca l'educazione alla qualità.
Per informazioni:
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