Cultura/ARTICOLO

Nasce il Museo diffuso Empolese Valdelsa: intervista alla Direttrice Cinza Compalati

La rete riunisce sotto un'unica direzione centrale 23 tra musei e sedi espositive collocati su 11 comuni della Toscana centrale

/ Costanza Baldini
Lun 26 Giugno, 2017
Cinzia Compalati

È nato a gennaio 2017 il Museo diffuso Empolese Valdelsa un progetto di rete culturale sottoscritto dagli undici comuni dell'Unione dei Comuni Circondario dell'Empolese Valdelsa che connette ventitre realtà museali attive sul territorio. Il Museo diffuso comprende: il Centro Espositivo Fornace Pasquinucci e il Centro Espositivo della Cantieristica e Canottaggio nel comune di Capraia e Limite, il Museo di Santa Verdiana e il Museo Benozzo Gozzoli a Castelfiorentino, il Museo Storico della Caccia e del Territorio e il MuMeLoc Museo della Memoria Locale  a Cerreto Guidi, Casa Boccaccio, Palazzo Pretorio e il Museo del chiodo a Certaldo, il Museo della Collegiata, Casa del Pontormo e il MUVE Museo del Vetro a Empoli, il Museo Civico a Fucecchio, il Museo del vetro a Gambassi Terme, la Gerusalemme di San Vivaldo e il Museo Civico a Montaione, il Museo di Arte Sacra, il Museo Amedeo Bassi e il Museo della Vite e del Vino a Montespertoli, il Museo della Ceramica e il Museo Archeologico a Montelupo Fiorentino, il Museo Leonardiano e la Casa Natale di Leonardo a Vinci.

Cinzia Compalati è la nuova Direttrice selezionata con un bando pubblico al quale hanno partecipato 28 candidati da tutta Italia con esperienza internazionale. È una storica dell’arte specializzata in museologia e si occupa principalmente di arte contemporanea, progettazione culturale, forme di innovazione sociale applicate alla cultura e nuove tipologie di beni culturali. Ha lavorato per Tornabuoni Arte (Firenze), poi come libera professionista. Oggi con all’attivo oltre ottanta tra progetti e mostre è conservatore del CAMeC centro arte moderna e contemporanea della Spezia ed è tra i co-founder di Art Hub Carrara, il primo incubatore italiano dedicato alle professioni dell’arte contemporanea. Sarà affiancata da un comitato tecnico di cui fanno parte Benedetta Falteri responsabile sviluppo e promozione, Filippo Belli, giornalista responsabile ufficio stampa e comunicazione e Giada Cerri, architetto e studentessa del PhD Management and Development of Cultural Heritage, presso l’IMT School for Advanced Studies Lucca.

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Salve Cinzia, dirigere 23 musei è un compito che spaventerebbe chiunque, come affronta questo incarico?
Appunto con paura e un briciolo di incoscienza. In realtà – nel tentativo di rassicurami – mi viene incontro il bando vinto che principalmente, almeno per una prima fase, parla di un ruolo di coordinamento. Ecco, credo che in questo sia stato colto il segno: il Sistema è nato assai recentemente – a gennaio 2017 – e imparare a ‘ragionare’ con un cervello unico è il grande sforzo di coordinamento di cui mi devo prendere carico.

L’Empolese Valdelsa è un territorio ricco di storia e tradizioni, quali sono le sue priorità come Direttrice?
Un Sistema giovane è come un bambino appena nato che non può camminare da subito solo ma che prima deve stare nella culla, dopo gattonare, poi avere il girello e infine sorreggersi da solo. La mia priorità attuale è proprio quella di dare una forma operativa a un Sistema che fino oggi esisteva da un punto di vista solo amministrativo. Siamo già partiti con azioni che il pubblico – in questa fase – percepirà poco ma che sono connaturate all’esistere stesso del Sistema: l’attivazione di un biglietto unico che consentirà a un prezzo vantaggioso di visitare l’intera rete museale per un anno dalla data di acquisto, la calendarizzazione congiunta interna che ci permetterà di individuare quali sono le macro aree di interesse dei 23 musei e, in base a quelle, immaginare una programmazione più coerente; portare a termine il bando Valore Museo che vede il Sistema tra i finalisti della selezione e sviluppare il progetto biennale per i sistemi museali che verrà bandito dalla Regione Toscana. In un primo momento quindi vorrei rendere reale e concreta la collaborazione scientifica, gestionale e promozionale dei musei.

Ho letto che per gestire questi 23 musei si ispirerà alle pratiche di Nancy Proctor, può spiegarci in cosa consistono?
Intanto credo fortemente nelle risorse umane, nelle persone che ogni giorno vivono e lavorano con passione nei musei e che fanno di quella esperienza una mission di vita. Senza di loro non c’è progetto, senza di loro il Sistema museale non esiste. Nella mia visione le pratiche della Proctor sono lo strumento per attualizzare il concetto del Museo diffuso che – coniato nel 1971 in Francia da Georges Henri Riviére e Hugues de Varine – dopo più di quarant’anni necessità nuova identità. Le idee di colei che è considerata il media guru dei musei ci aiutano a rimodellare i tre elementi costitutivi del museo diffuso: il territorio, il patrimonio e la comunità. Sul primo ci aiuta a pensare al museo diffuso come un network dove la visita non si conclude all’interno del contenitore ma prosegue nelle esperienze che il visitatore può fare nel ‘cammino’ tra un museo e l’altro; sul patrimonio ci consente di allargare la mera collezione al paesaggio e alla cultura materiale e immateriale; infine sulla comunità ci consiglia di puntare sull’inclusione e di far diventare i cittadini degli storyteller che raccontano i luoghi in cui vivono.

Si parla spesso di “fare sistema” tra diverse realtà culturali, ma come queste belle parole possono trasformarsi in realtà?
In una seconda fase – conclusa quella ‘infrastrutturale’ del Sistema – abbiamo in mente di lavorare con gli assessori degli undici Comuni dell’Unione, con i direttori e i funzionari dei musei per capire quali sono le principali linee programmatiche che possiamo desumere dalle innumerevoli proposte che loro quotidianamente ricevono. Ne verranno individuate tre o quattro, le principali, sulle quali si comincerà a progettare ‘a sistema’. In questo avranno un ruolo importantissimo – non soltanto i musei trainanti della rete – ma anche i piccoli musei che saranno chiamati a progettare sulle discipline di loro competenza. Faccio un esempio: all’interno del museo diffuso sono presenti il Museo Casa Busoni e il Museo Amedeo Bassi, due centri dedicati alla musica. Ecco, quanto sarebbe costruttivo che gli esperti di questi musei si occupassero della programmazione musicale del Sistema?

Negli ultimi anni anche per i musei i social network sono uno strumento fondamentale per la divulgazione di informazione e cultura, il comitato tecnico cosa intende fare in questo senso?
Al momento il Sistema si appoggia sui social del nostro ‘alter ego’ del Settore Turismo Toscana nel cuore con i quali, certamente, condividiamo visioni e obiettivi comuni. Il passaggio successivo sarà quello di creare dei nostri social  e dunque una nostra piena identità. Per farlo abbiamo in mente di stringere una media partnership con una nota testata di settore – di cui non possiamo ancora svelare il nome perché gli accordi sono in fase embrionale – che saprebbe mettere in atto le giuste strategie comunicative e il piano editoriale che cerchiamo.

Lei è tra i fondatori dell’Art Hub di Carrara, che cosa le ha insegnato questa iniziativa? E a che punto siete nel coinvolgimento dei giovani artisti?
Mi ha insegnato che la multidisciplinarietà è la chiave dell’innovazione anche nella progettazione culturale, il principale campo di interesse di cui si occupa l’incubatore. Infatti i risultati che può ottenere un team composto non solo da addetti ai lavori ma anche da professionisti di altri settori – un matematico, un ingegnere, uno sviluppatore di app – sono immensamente superiori a ciò che può realizzare un gruppo omogeneo. Per questo la mission principale di Art Hub Carrara non si ferma al coinvolgimento dei giovani artisti ma si allarga a tutte le professioni dell’arte contemporanea dallo storyteller, al social media strategist, dall’art advisor al producer e dunque dalle storie dell’arte ai big data.

Per informazioni:
http://www.museiempolesevaldelsa.it/