Durante il 2015 si è assistito a una crescita delle erogazioni di mutui per i giovani e, a distanza da un anno dall’approvazione del Governo della Riforma del Lavoro, sono in molti a chiedersi se il Jobs Act abbia realmente favorito l’ingresso dei giovani lavoratori al mercato creditizio.
A chiederselo è stato anche l’Osservatorio SuperMoney, che ha analizzato le implicazioni in materia di mutui e Jobs Act, domandandosi nello specifico quali siano le reali opportunità di acquisto prima casa riservate agli under 35 con un contratto indeterminato a tutele crescenti.
Detto altrimenti, in seguito alla Riforma, i giovani riescono finalmente ad acquistare casa? Vediamo di rispondere a questa domanda e andiamo ad analizzare quindi l’indagine realizzata da SuperMoney e i risultati a cui i suoi esperti sono giunti.
Mutui e Jobs Act: l’indagine di SuperMoney
Al fine di fornire dei dati rappresentativi circa le possibilità di accesso al mercato creditizio per conto dei lavoratori under 35 assunti con un contratto indeterminato, gli esperti di SuperMoney hanno interrogato nuovamente gli istituti bancari coinvolti nell’indagine di un anno fa: Banca Sella, CheBanca!, Intesa Sanpaolo, Ubi Banca e UniCredit. Unica eccezione Deutsche Bank, che quest’anno ha deciso di non prendere parte allo studio.
Nello specifico a questi istituti creditizi è stato chiesto di fornire una stima della liquidità concessa in relazione al valore dell’immobile (LTV, ovvero Loan To Value) e delle principali voci di spesa necessarie per l’accensione di un mutuo prima casa (spese istruttorie, ammontare della rata, taeg).
Per quanto riguarda invece il profilo del richiedente è stato preso a modello un giovane lavoratore di età compresa fra i 25 e i 35 anni con contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti e con una RAL (Reddito Annuo Lordo) pari a 25.000 euro. Per quanto riguarda invece il valore dell’immobile, è stato considerato un prezzo in linea con i costi medi del mercato immobiliare nazionale, ovvero pari a 200.000 euro.
Mutui e Jobs Act: i risultati della ricerca
Riportiamo quindi di seguito i risultati della simulazione per i mutui a tasso fisso:
- Banca Sella: mutuo di 110.000 euro (LTV 55%) da restituire in 25 anni. Taeg 3,41% e rata mensile pari a 527,38 euro. Spese istruttorie pari a 250 euro.
- CheBanca! (con garante): mutuo di 160.000 euro (LTV 80%) da restituire in 30 anni. Taeg 3,05% e rata mensile pari a 665,11 euro. Spese istruttorie pari a 960 euro.
- CheBanca! (senza garante): mutuo di 120.000 euro (LTV 60%) da restuire in 30 anni. Taeg 2,69% e rata mensile pari a 476,64 euro. Spese istruttorie pari a 720 euro.
- Intesa Sanpaolo: mutuo di 100.000 euro (LTV 50%) da restituire in 30 anni. Taeg 2,525 % e rata mensile pari a 387,37 euro. Spese istruttorie pari a 400 euro.
- Ubi Banca: mutuo di 100.000 euro (LTV 50%) da restitire in 20 anni. Taeg 2,55% e rata mensile pari a 524,69 euro. Spese istruttorie pari a 959 euro.
- UniCredit: mutuo di 100.000 euro (LTV 50%) da restituire in 20 anni. Taeg 2,70% e rata mensile pari a 530 euro. Spese istruttorie pari a 500 euro.
E quelli per i mutui a tasso variabile:
- Banca Sella: mutuo di 110.000 euro (LTV 55%) da restituire in 25 anni.Taeg 1,61% e rata mensile pari a 432,22 euro. Spese istruttorie pari a 250 euro.
- CheBanca! (con garante): mutuo di 160.000 euro (LTV 80%) da restituire in 30 anni. Taeg 1,86% e rata mensile pari a 570,81 euro. Spese istruttorie pari a 960 euro.
- Intesa Sanpaolo: mutuo di 100.000 euro (LTV 50%) da restituire in 30 anni. Taeg 1,211% e rata mensile pari a 324,77 euro. Spese istruttorie pari a 400 euro.
- Ubi Banca: mutuo di 100.000 euro (LTV 50%) da restituire in 20 anni. Taeg 1,52% e rata mensile pari a 477,17 euro. Spese istruttorie pari a 950 euro.
- UniCredit: mutuo di 100.000 euro (LTV 50%) da restituire in 20 anni. Taeg 1,47% e rata mensile pari a 473 euro. Spese istruttorie pari a 500 euro.
Come possiamo notare dai dati riportati nelle tabelle, nonostante la Riforma del lavoro abbia sicuramente dato una scossa positiva all’andamento del mercato del lavoro, la situazione sui mutui e Jobs Act rimane piuttosto critica in materia di finanziamenti concessi ai lavoratori under35.
A conti fatti, gli istituti finanziari concedono solamente il 50% del valore dell’immobile desiderato, lasciando quindi sulle spalle del giovane mutuatario tutto il peso del restante 50% della quota. Un peso che, generalmente, il lavoratore under 35 non è in grado di sostenere da solo poiché nella maggior parte dei casi ha maturato un’esperienza lavorativa che gli garantisce una retribuzione appena sufficiente per pagarsi una casa in affitto se vive fuori casa.
Ecco quindi spuntare la figura del garante (o fideiussore), ovvero di quella garanzia alternativa richiesta dalla banca necessaria al giovane intestatario del mutuo per ottenere maggiore liquidità. Detto altrimenti, il garante rappresenta quella persona che si impegna a versare l’ammontare della rata di estinzione del mutuo qualora il lavoratore under 35 non fosse più in grado di pagarla da sé.
La fideiussione, rappresenta ad esempio per CheBanca!, la variabile necessaria per erogare un prestito fino a 160.000 euro, rispetto ai 120.000 euro concessi in assenza di garante, e per innalzare il valore dell’immobile dal 60% all’80%. E’ quindi evidente come, in presenza di garante, la banca sia più rassicurata e conceda, di conseguenza, più facilmente la somme richiesta.
Conclusioni: i giovani riescono ad acquistare casa?
Nonostante il Governo auspicasse una riduzione delle politiche restrittive e discriminanti previste per la valutazione delle richieste di mutuo prima casa per conto dei giovani lavoratori, il quadro di SuperMoney evidenzia come la situazione su mutui e Jobs Act sia ancora da migliorare.
Non resta quindi che rimboccarsi nuovamente le maniche per rendere il mercato creditizio italiano realmente accessibile ai lavoratori under 35 garantendo maggiori tutele e opportunità di accesso agli strumenti finanziari e al sistema di credito.