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Grande successo pur tra mille difficoltà per il Carro di Tespi, il laboratorio teatrale che vanta il patrocinio della Regione e la collaborazione con il teatro Goldoni di Livorno, porta da 20 anni i detenuti a esprimersi nei palcoscenici improvvisati nel piazzale, dove prima sorgevano le officine a cui lavoravano i detenuti.
Lo spettacolo di quest’anno era liberamente ispirato al Moby Dick di Melville. «Il teatro si impegna a fondere una comunicazione che sia il più globale possibile – ha spiegato la regista, Manola Scali – perché la popolazione detenuta è composta da molti extracomunitari. Abbiamo quindi scelto un linguaggio che ci abbia avvicinato a culture che non conosciamo».
Il lavoro è nato da riflessioni dei detenuti sulle letture sacre, dal Corano alla Bibbia alle poesie sufi. Nella scenografia essenziale del teatro sperimentale i 22 detenuti insieme alle sette attrici del Goldoni si sono concessi ai loro spettatori con uno spettacolo complesso e intimistico con testi che, intervallati da musiche e salmi, ha accompagnato lo spettatore in un viaggio fantastico tra religione e drammatizzazione di quella che diventa la metafora delle vicende umane e degli scopi che ognuno di noi persegue in modi diversi.
«L’unica libertà che resta a questi ragazzi è quella interiore – ha detto Bruno Pistocchi che ha curato i testi dello spettacolo – e il teatro rappresenta una di queste forme. La ristrettezza che vivono quotidianamente li porta a cercare ogni piccolo spiraglio che permetta di fare qualcosa di diverso».